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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 8:42 
Per chi ha piacere di informarsi su cosa accadde al Vajont ecco il mio articolo:

    VAJONT, 9 ottobre 1963
    una storia ancora attuale



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Ricostruzione grafica vajont

http://www.youtube.com/watch?v=h99ar2tB ... re=related


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Il giorno dopo al disastro Dino Buzzati scriveva sul “Corriere della Sera”:
“Un sasso è caduto in un bicchiere, l’acqua è uscita sulla tovaglia. Tutto qua.
Solo che il sasso era grande come una montagna, il bicchiere alto centinaia di metri,
e giù sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.
E non è che si sia rotto il bicchiere; non si può dar della bestia a chi lo ha costruito
perché il bicchiere era fatto bene, a regola d’arte, testimonianza della tenacia e del
coraggio umani. La diga del Vajont era ed è un capolavoro. Anche dal punto di vista estetico.”

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Il 9 ottobre del 1963 alle ore 22:39 la natura si ribella con una violenza che non ha pari
nella storia d'Europa degl'ultimi secoli, una antica frana preistorica di quasi 2,5 Km di
lunghezza si mette in movimento 600 metri sopra la diga del Vajont lungo il versante
del monte Toc e 260 milioni di metri cubi di roccia tutti insieme scendono nel lago
artificiale con una accellerazione che in pochi secondi e' passata da 60 cm a 100 Km/h.
Mezza montagna viene giu' portando con se boschi, case, fattorie,strade, bestie e uomini.
La frana precipita sul fondo del lago,sbatte contro la montagna di Casso, si arrampica
fin quasi alla cima e ricade su se stessa come un sandwich.
Dall'urto parte del monte di Casso siene inclinato di 40 gradi.
Le montagne della valle del Toc ,dopo la frana si troveranno 150 metri piu' in alto rispetto
all'inizio del disastro, per l'enorme spinta data della frana stessa che ha messo in
movimento forze di proporzioni incalcolabili.
Tutta l'acqua che era presente nel lago in un istante diventa un' unica onda di 50 milioni
di metri cubi, alta 250 metri che schizza fuori dal fondo valle ormai riempito dalla frana
e si trova piu' in alto del paese del paese di Casso.
L'onda tocca la scuola del paese rasando il secondo piano, lasciando vive le maestre che
dormivano al pian terreno e sorvola il paese rilasciando una pioggia di massi dal peso di
svariati quintali,supera il ciglio del monte e si divide in due parti.
Una meta' dell'onda risale la valle e punta su Erto che e' piu' basso di Casso,ma prende uno
spuntone di roccia che ne devia il percorso,cosi' l'onda alta 70 metri sorvola Erto senza far
danni per abbattersi e distruggere i paesi vicini come Cristo,Spessa, San Martino, Pineda
e altre case sparse.
L'altra meta' dell'onda e' piu' alta della diga e lascia dei segni profondi nella roccia dei
monti fin dove arriva. Quest'onda di 25 milioni di metri cubi e' alta 250 metri quando scavalca
la diga e punta come un proiettile Longarone a una velocita' di 100 KM/h. Uscendo dalla gola
del Toc con un rumore assordante indescrivibile,mai udito prima dall'uomo, questo lago in
corsa perde di slancio ma copre i quasi 2 Km della distanza in linea d'aria che separa Longarone
alla diga in meno di 1 minuto e venti secondi a circa 80 Km/h con un' altezza di 150 metri.
Prima che arrivi l'acqua, e' l'aria compressa dal pistone dell'onda a fare da apripista sulla valle
del Piave, un vento putrido, nauseabondo che appesta il respiro, che ha la forza di un fallout
nucleare pari a due bombe di Hiroshima capace di strapparti la pelle quando sei ancora vivo
e ridurti in polvere.
Pochi secondi dopo a finire il lavoro del vento arriva l'onda che viaggia a 70 Km/h prima dell'impatto
ed e' alta 70 metri e come un Niagara fa un salto nella valle del Piave lasciando un cratere di
30 metri di profondita' e disintegrando con tutto quel che trova ogni cosa, Longarone compresa.
L'onda risale controcorrente il Piave per oltre due Km abbattendo tutto cio' che trova. Una parte
dell'acqua prende la direzione dell'Adriatico e a Ponte delle Alpi e chilometri piu' a valle il Piave
dalle acque nere e putride ha una piena superiore ai 12 metri di altezza, portando con se carcasse
di auto, di animali e di esseri umani giu' fino al mare Adriatico.
L'onda che era risalita per 2,5 Km controcorrente, 15 minuti dopo refluisce appianando tutto.
Il giorno dopo e' un alba livida su Longarone che non esiste piu',al suo posto un campo lunare e 2000 morti.

Prendete una valle stretta da due montagne e riempitela per 200 metri in altezza e per 2 Km
in estensione di sedimenti,rocce e ghiaia. Avrete la vaga idea di cosa sia stata la frana del
Vajont. Pensate che per svuotare questa valle 100 camion da cava impiegherebbero 1000 anni
lavorando ogni giorno. Prendete la popolazione montanara che vive pacifica in quella valle,
spogliatela di tutto senza chiedere alcun permesso. Cancellate ogni traccia di case,parenti,
amici e affetti, fino a trasformarli in terra bagnata dall'acqua della diga. Poi negate ai
sopravissuti anche la pur minima possibilita' di poter contare su una giustizia terrena onesta.
Questo e' quello che hanno vissuto a Longarone e nei paesi limitrofi.
Si perche' a loro nessuno e' venuto a chiedere il permesso di costruire una diga.
E la Sade nelle centinaia di udienze (oltre 170) che si susseguirono punto' sempre sulla
imprevedibilita' dell'evento franoso, esibendo un'arroganza senza pari.
Dei tanti responsabili citati in giudizio per disastro colposo solo due furono condannati a sei
anni anche se alla fine ne scontarono uno solo, l'ingegnere Biadene a capo della diga e Sensidoni
capo del servizio dighe al ministero, per inondazione aggravata dalla previsione dell'evento
compresa la frana e gli omicidi.
Pochi mesi prima del disastro a seguito della nazionalizzazione degli impianti idroelettrici,
impianti e personale passarono dalla S.A.D.E. al nuovo ente E.N.E.L.. Con ciò lo Stato Italiano
entrò a pieno titolo fra i responsabili della sciagura: non solo, come prima, per la compiacente
mancata sorveglianza; ma come responsabile diretto della catastrofe. Alcuni dei dirigenti si
suicidarono prima dell'inizio del processo per evitare la gogna.
Dopo 47 anni dal disastro, nulla e' ancora tornato al suo posto e non e' stata ancora messa la
parola fine a questo evento. Molti degli sfollati non hanno fatto piu' ritorno in quella valle.
Molti superstiti,non hanno mai ottenuto nessun risarcimento perche' non avevano alcun documento
per dimostrare qualcosa.
Dei svariati miliardi che dovevano arrivare alle comunita' montane per garantirre una ricostruzione
e un rilancio dell'economia per dare un lavoro e un futuro alle generazioni, solo una minima parte
e' arrivata a destinazione e in parte e' stata anche mal gestita. Il resto nessuno lo sa dove sia finito.
Io ci vado spesso al Vajont, perche' e' una gita per la famiglia, per chi va in moto visto che la strada
e' bellissima, per chi si arrampica o per chi va a camminare. La gente e' cordiale,si mangia bene
e dormire costa poco. La gente del posto ha voglia di raccontare la storia del Vajont e se glielo
chiedete preparatevi ad un tuffo nel passato, a quel 9 ottobre 1963. Basta fissarli negli occhi per capire
che per loro sembra ieri che quel monte e' venuto giu', ascoltate le loro parole quando vi dicono che c'e'
gente che ha perso in meno di 5 minuti 60 membri della propria famiglia, o che la madre l'hanno ritrovata
a oltre 30 Km di distanza. Molti non avevano nulla da mettere nella bara.
Poi cercate di capire cose' il rumore. Quel rumore indescrivibile della frana.
Lo spiega Mauro Corona quando cerca di descriverlo:
“ E' lo stesso fracasso che farebbero un miliardo di cacciabombardieri, passando, tutti insieme,
sopra il tetto di casa. Il rumore di 300 milioni di metri cubi, tanto è il materiale caduto quella notte nel lago.
E poi lo scuotimento del paese, il buio, le scene di panico della gente. Un'epoca era stata annientata
in pochi istanti. E che una nuova era costretta a nascere, da un parto così tragico, così apocalittico. “
All'alba l'intera vallata aveva cambiato per sempre il suo volto. Il numero delle vittime non e' mai
stato definitivo. Si sa' che accertate e riconosciute furono 2100 di cui 1450 nella sola Longarone
ma sono sicuramete di piu'. Ancora oggi il comune di Longarone ha cause aperte con l' Enel.
Si perche' la Diga e' ancora dell'Enel che la vorrebbe sfruttare idrogeologicamente e vorrebbe anche sfruttare
quell'immenso deposito di ghiaia caduto dal Toc. Il comune di Longarone si oppone allo sfruttamento perche'
sotto quella ghiaia ci sono ancora dei morti e vorrebbe dalla Comunita' Europea che tutta la zona del Vajont
diventasse patrimonio dell'umanita' per lasciare inalterata la zona e utilizzarla a finche' altre tragedie simili
non accadono piu'. E invece dopo il '63 ci furono altre tragedie annunciate come il Vajont, come Stava,
Seveso e Sarno e altre catastrofi assai poco naturali: dall'alluvione del 1966 alle morti per cancro del
Petrolchimico di Marghera. Nuovi Vajont si continuano a progettare impunemente in Italia e nel mondo,
dalla diga delle Tre Gole in Cina a quella di Itoiz in Spagna, a quella più vicina del Vanoi su versanti instabili
al confine tra Feltrino e Primiero.
E' un monito che la più grave delittuosa catastrofe italiana della seconda metà del Novecento continua
a lanciare, perché in realtà, le condizioni che la provocarono non sono poi molto cambiate.
Alla radice c'è sempre la stessa logica, quella dell'intreccio nefasto e incontrollato di potere economico
e politico, che ha portato all'assassinio del Piave, il fiume più artificializzato d'Europa, al saccheggio
della montagna, o alla costruzione di strade, autostrade e zone industriali sull'alveo dei fiumi.
Vi invito a visitare il Vajont, a vedere la diga che pur essendo stata sottoposta a carichi di forze superiori
di ben 7 volte rispetto a quelli per la quale era stata progettata ha resistito all'urto della frana ed oggi
e' ancora li al suo posto.
Poi vi invito a vedere il film di Renzo Martinelli e lo spettacolo, molto efficace, di Marco Paolini entrambi
dal titolo “Vajont”. Come spesso accade in Italia la chiarezza sulle responsabilità non è mai venuta
pienamente alla luce ed i responsabili non hanno mai completamente pagato per quello che hanno fatto
prima ed anche dopo.La gente del Vajont e' ancora li in attesa di risposte alle sue domande.


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“ la diga del Vajont era la diga a doppio arco piu' alta del mondo per l'epoca,
durante la costruzione fu realizzato persino un documentario.”


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"La frana del 4 novembre 1960."

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"La diga dopo il 9 ottobre del '63."


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 8:43 
Ma chi era la Sade?
Dietro alla S.A.D.E. C'era la figura di Giuseppe Volpi, conte di Misurata.
Era un grosso imprenditore e politico dell'epoca.
Divenuto ricco esportando tabacco dal Montenegro investì i guadagni acquisiti nella nascente
industria elettrica e nel 1905, rientrato in patria, costituì la SADE
(Società Adriatica di Elettricità,) oggi Enel, acquisendo in tal modo una posizione di rilievo
nel settore della produzione e della fornitura di energia elettrica.
Fu tra i protagonisti della realizzazione del nuovo Porto Marghera acquistò prestigiose
catene alberghiere. Fu governatore della Tripolitania, ministro delle finanze, presidente
della confindustria nonche' senatore sotto al fascismo. Ma viene oggi ricordato piu' che
altro perche' promotore della mostra internazionale del cinema di Venezia.
Portano il suo nome (coppa Volpi) i premi per miglior attore e miglior attrice.

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Oggi, grazie alla volonta' dei superstiti Erto e' rinato ma Casso e' un paese fantasma,
perche' alla gente e' venuto a mancare la principale fonte di sostentamento avvero
le terre del Toc sulle quali avevano i greggi e le coltivazioni. Nel disastro i Cassani
non persero le case, ma il territorio.
Due righe vanno spese alla Tina Merlin,unica giornalista che sfida la Sade, proprietaria
tra le varie cose anche del “Gazzettino”, il giornale piu' letto all'epoca in Friuli. E su un
piccolo giornale come “ L' Unita'” la Merlin scrive apertamente come stanno le cose,
dicendo che la Sade e' “uno Stato nello Stato” e che la frana era stata prevista.
Si prendera' pure una denuncia ma verra' totalmente assolta.
Dopo la catastrofe ci fu la deportazione. Con l'11 ottobre del 1963 iniziarono gli
sfollamenti forzati perche' si temeva che il Toc potesse nuocere ancora.
Le stesse autorita' che avevano ignorato le grida di allarme dei montanari, ora
deportavano i sopravissuti. La corrente elettrica fu tagliata e la gente di Erto,
Casso e i pochi sopravvissuti furono costretti in poche ore ad abbandonare le
loro case, portando solo l'indispensabile. Alcuni furno ospitati a Cimolais, altri
accettarono di stabilirsi in un mini paese appositamente costruito per loro di 1 Km
quadrato chiamato Vajont in provincia di Pordenone. Il nuovo comune di Vajont,
tuttavia, fu dotato di un territorio piccolissimo. Le fabbriche ed i posti di lavoro
promessi agli sfollati furono così installati in territorio di altre amministrazioni,
sotto il controllo altrui. Per molti abitanti di Vajont non restò che un posto in
fonderia, malsano e malpagato.
Altri trovarono sistemazione in alberghi o da parenti. Lo stato diede loro dei sussidi
con la clausola che se trovavano un lavoro perdevano i diritti.
Fu stabilito un vero e proprio listino prezzi per il rimborso delle vittime.
Un padre lavoratore valeva fino a 1.500 lire. Un nonno o una sorella valeva 800.000 lire.
Al cambio di oggi sarebbero poco meno di 20.000 euro. Ma per un cavillo burocratico,
uno che aveva perso l'intera famiglia non percepiva nulla.
La gente voleva giustizia e il giusto riconoscimento per quello che aveva patito e non
elemosina. Cosi' inizio' il calvario del processo che duro' anni. L' Enel per evitare di
pagare somme enormi,sguinzaglio' una schiera di subdoli avvocati a trattare privatamente
con i sopravvisuti offrendo loro una transazione economicamente vantaggiosa (per l'Enel)
in cambio della rinuncia a qualsiasi rivalsa. Molti esasperati dalle trafile processuali
accettarono queste transazioni che offrivano pochi soldi,maledetti ma spendibili da subito.
Nel frattempo sul Vajont decine di imprenditori senza scrupoli si erano avventati come fanno
gli avvoltoi sulle carcasse degli animali. Vennero li e' comprarono decine,centinaia delle
licenze commerciali dei sinistrati, comprandosi cosi' il diritto ad essere risarciti dallo stato
ma trasferendo poi soldi e attivita' altrove. Infatti, con una normativa accuratamente tenuta
nascosta agli interessati, si potevano trasferire in altre località tali licenze. I fondi per la
ricostruzione, e le provvidenze economiche per chi nel disastro aveva perso anche il lavoro,
furono così in buona parte dirottati in una zona diversa da quella sinistrata.
In pratica il miracolo del nord est degli anni '70 venne in gran parte dai fondi che lo Stato
Italiano elargi' a favore del Vajont ma che poco o nulla arrivo' fisicamente nelle mani di chi
veramente ne aveva bisogno. Ci furono imprese e imprenditori che presero miliardi senza
mai aver messo piede nella valle del Piave e magari costruirono alberghi di lusso sulla Marmolada.
I soldi del Vajont servirono alla costruzione dell'autoporto di Gorizia, alla realizzazione di Lignano
Sabbiadoro traformandola nella localita' turistica che oggi conosciamo e dell'impianto sciistico
delle Tofane. Nei mesi dopo il disastro la stampa si affannò, anche se con magri risultati, ad
attribuire la catastrofe ad un "imprevedibile evento naturale". Non fu dello stesso parere la
magistratura. Tuttavia il lungo processo penale ai responsabili del disastro (svoltosi in primo
grado all'Aquila, perché si ritenne che i superstiti potessero "turbare" il giudizio nella naturale
sede di Belluno) si concluse con due sole condanne a sei anni, di cui uno solo fu realmente scontato.
Occorsero lunghissimi anni di battaglie giudiziarie perché i sopravvissuti, gli emigranti che avevano
perso tutto, ed i parenti delle vittime ottenessero un risarcimento equo. Ricordo che l'iter
processuale si concluse appena nel 1997 e che nel frattempo molti soppravvisuti erano morti
di vecchiaia in attesa di ricevere l'indennizzo per ricostruirsi la propria casa.
Longarone e' stata ricostruita abbastanza velocemente e sempre nello stesso luogo.
Recentemente una rappresentanza dei sopravvisuti al disastro ha ufficialmente chiesto allo Stato
Italiano che venisse data la medaglio d'oro al valore a tutti i comuni interessati dalla frana per
l'alto numero di vite immolate sull'altare del progresso tecnologico. E' stato inoltre chiesto che il
9 ottobre diventi il giorno della memoria, affinche' altre tragedie simili non accadano piu' e non
si dimentichi il Vajont.
Non ci sono mai state risposte concrete da parte dello Stato, che pero' senza chieder pareri, ha
provveduto a rimuovere i morti del Vajont dalle loro tombe di famiglia per metterli in una zona
dedicata a monumento nazionale,dove, e' vietato accendere lumini o porre qualsiasi manufatto o fiore.
Cosi' ora, non si puo' nemmeno piangere su una tomba.




Ecco in sintesi la cronaca della tragedia del Vajont a cura di Francesco Niccolini.
Va dal 1928 al 1997. E' realizzata con estrema cura.
E' stata la base di partenza dello spettacolo di Paolini.

http://www.vajont.info/vajontNiccolini1.html


Ecco una testimonianza di quella notte:

Tratto da: "Il Gazzettino" del 09/10/1973
Quella notte di dieci anni fa.
Testimonianza diretta di don Carlo Onorin,parroco di Casso.

" Passammo accanto alla diga ed ebbi un tremito. Ci dovevo passare spesso e lo facevo,
anche se non lo facevo mai volentieri. Quella sera provai un brivido. Mi sono chiesto
tante volte se era un brivido di freddo. Credo di poter dire di no. Era certamente qualche
cosa di diverso. È difficile da spiegare, non è razionale... "
Don Carlo non ricorda, oggi, quello che fece fra il momento in cui entrò in casa e gli attimi
che precedettero il disastro. "C'era nell'aria tutta una serie di rumori. La frana, anche
quando non è di grandi proporzioni, ha un rumore particolare. Quella notte l'aria era piena
di rumori. Mi affacciai alla finestra... Ero alla finestra quando accadde e fu davvero terribile... ".
Il prete si copre il viso asciutto con le mani giunte e si massaggia lievemente la radice del naso:
"Avevo il Toc proprio davanti agli occhi. Ogni tanto un rumore. Poi il silenzio.
Poi ancora quel rumore. All'improvviso, se adesso ci penso mi pare che il tempo possa fermarsi
in quell'attimo, mancò la luce. Con un bagliore la catena di riflettori che illuminavano le pendici
del monte si spense. Non so... Non riesco a ricordare se il gran frastuono era già nell'aria
quando le luci si spensero o se è cominciato subito dopo. Era un frastuono terribile,
indescrivibile. Credo che non ci sia niente che gli assomiglia. Ecco, forse, se un treno
ti passa direttamente sulla testa... ".
Nella memoria di don Carlo Onorin il ricordo si scompone e si ricompone nei suoi elementi,
come se la memoria fosse un caleidoscopio e il ricordo una immagine di terrificante
astrazione: quello che vedeva, quello che sentiva, quello che percepiva con gli altri sensi.
E il terrore. La paura che l'Apocalisse fosse davvero giunta sul cielo di Casso, sul cielo
del mondo. "Non so quanto durò il frastuono. Dopo il disastro sono stati ricostruiti i tempi
dell'evento ma in quei momenti il tempo aveva perso ogni significato. Ricordo bene,
dunque, quel rumore terribile. Poi c'è l'immagine di una immensa colonna nera.
Salì dal basso, nel buio appena rischiarato dalle stelle, e oscurò rapidamente tutto il cielo.
Era un nero così nero... Il nulla, proprio. Come se il nulla ci stesse ingoiando tutti.
Forse gridai, o forse non ne ebbi la forza. Il gran frastuono, dunque, e quel buio terribile.
Non so proprio quanto sia durato. So soltanto che come era giunto fulmineo tutto quel nero
se ne andò e allora non ci fu più frastuono, non ci fu più alcun altro rumore per un tempo
che adesso mi pare interminabile. Il silenzio era agghiacciante, ancora più terrificante del
rumore che l'aveva preceduto. E poi c'era, nell'aria, un odore sconvolgente.
Non avevo mai sentito niente di simile. Un odore di marcio intollerabile.
Un silenzio da impazzire.
Più tardi, non so quanto tempo più tardi, prima ancora che mi rendessi conto che una
valanga d'acqua s'era sollevata dal lago ed era ripiombata dal cielo, prima che la coscienza
avvertisse lo straordinario mutamento dello scenario che avevo avuto innanzi agli occhi per
tanto tempo, fu il mio udito a ricomporsi: il silenzio si riempì di suoni. Avvertivo lo scorrere
impetuoso dell'acqua. Ricordo alcune grida che venivano dal basso, dalla parte meridionale
del paese. Fu in quel momento, forse, che mi resi conto d'essere ancora vivo e cominciai
ad intuire la vastità del disastro che era accaduto. Forse tremavo ancora.
Mi capita ancora adesso di tremare quando, qualche notte, mi tornano in mente anche nel
sonno le sensazioni di quei momenti... Quando decisi di uscire di casa.
Avevo la sensazione netta che avrei avuto molte cose da fare, come prete prima,
ma anche come uomo...".
Per don Carlo Onorin l'Apocalisse era passata in una sintesi terrificante di visioni,
di suoni, di odori. Era passata, lasciando segni crudeli nel mini-universo di Casso,
arrampicato sulle falde di una scabra montagna. Lasciando una traccia indelebile
sulla coscienza di ciascuno dei sopravvissuti.

Giampiero Rizzon

Fonti utilizzate:
il sito del disastro del Vajont
Comune di Longarone
il sito di Francesco Niccolini sul Vajont
il libro di Paolini sul Vajont
la sezione del Vajont su :
“I grandi disastri italiani” di Leonardo.it
Racconti dei sopravvissuti ascoltati in
presa diretta presso l'albergo “Alla Rosa”
di Cimolais.
Wikipedia

bradipo ita


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 15:09 
Non connesso

Messaggi: 63
Località: Udine
eihhhh ti sei dimenticato di aggiungermi nella lista...
il giro proposto è SUPER...e ci ritorno volentieri...

mandi mandi...


 Profilo  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 17:11 
fatto. E che posso perdere il filo... : Chessygrin :


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 17:11 
Lista provvisoria per il Vajont siamo:

    1 bradipo
    2 Luca NTX
    3 Fornai
    4 mick70 + zavorrina
    5 alessandro
    6 KaiserSosa
    7 ch-zep
    8 Guzzista solitario
    9 dario
    10 Billy+ zavorrina
    11 Ciancio
    12 carletto fonico
    13 Maurizio
    14 fabio.cor2
    15 Stefanone
    16 gigio
    17 Claudio558 + zavorrina
    18 cippo
    19 ale 65
    20 vipergino
    21 tergeste70
    22 Black_Matte
    23 pulvis74 + zavorrina
    24 thpedro
    25 Roberto0432


Parcheggio della diga del Vajont in zona Erto-Casso (PN)
alle ore 10:30 di sabato 12 maggio 2012.


Ultima modifica di bradipo il lun 13 feb 2012, 22:36, modificato 1 volta in totale.

  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 17:19 
se mi accettate vengo pure io+lara,lavoro permettendo.. :italy


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 18:31 
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Connesso

Messaggi: 23266
Località: montecosaro scalo
bradipo mio malgrado se resta 12 al 90% non posso esserci causa suono a vicenza quella sera...
ma mi fa' piacere far parte della lista e di sicuro vengo a farmi il giro un we che hai del tempo da buttare..

_________________
l'importante e' andare in moto
Islandainmoto.it


 Profilo  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 20:08 
bradipo ha scritto:
Lista provvisoria per il Vajont siamo:

    1 bradipo
    2 Luca NTX
    3 Fornai
    4 mick70 + zavorrina
    5 alessandro
    6 KaiserSosa
    7 ch-zep
    8 Guzzista solitario
    9 dario
    10 Billy
    11 Ciancio
    12 carletto fonico
    13 Maurizio
    14 fabio.cor2
    15 Stefanone
    16 gigio
    17 Claudio558 + zavorrina
    18 cippo
    19 guzzienduromassimo
    20 vipergino
    21 tergeste70
    22 Black_Matte
    23 pulvis74 + zavorrina
    24 thpedro
    25 Roberto0432


Parcheggio della diga del Vajont in zona Erto-Casso (PN)
alle ore 10:30 di sabato 12 maggio 2012.


Billy porta anche la zavorrina, aggiungi grazie!


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 22:37 
guzzienduromassimo ha scritto:
bradipo mio malgrado se resta 12 al 90% non posso esserci causa suono a vicenza quella sera...
ma mi fa' piacere far parte della lista e di sicuro vengo a farmi il giro un we che hai del tempo da buttare..


Spiace ma sono sicuro che prima o poi avremo modo di stringerci la mano.


  
Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: lun 13 feb 2012, 23:21 
Avatar utente
Non connesso

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Località: vinci(firenze)
ale 65 ha scritto:
se mi accettate vengo pure io+lara,lavoro permettendo.. :italy

:guru :byee :shine :voto :bravoo

_________________
_________________
che tu possa avere sempre,
aria per respirare,
fuoco per scaldare,
acqua da bere
terra su cui vivere.
(augurio navaho)
e una stelvio da cavalcare,
ti auguro io.


se arrivi a essere ciò che sei,sei tutto.
349 5230290


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Rispondi citando  
 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mar 14 feb 2012, 10:50 
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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mar 14 feb 2012, 12:19 
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non ci posso essere... :gr :gr :gr

Per Bradipo, volevo sottolineare una cosa sulla tragedia del Vajont...
La tragedia non è stata una catastrofe improvvisa, da quando si era iniziata al costruzione della diga c'erano stati molti segnali che una frana sarebbe stata se non certa, molto probabile.
Tina Merlin ex aprtigiana e grande giornalista del posto, aveva denunciato più e più volte la SADE e i sui funzionari di far finta di nientre. Era stata perfino denunciata per le sue parole.
Dopo la tragedia molti giornalisti tra cui addirittura Indro Montanelli ( da tutti ritenuto uno dei padri del giornalismo...) , dalle pagine del suo quotidiano titolò " SCIACALLI" indirizzato alla Merlin e a quelli che secondo lui, additavano la SADE/ENEL come colpevole, metre Montanelli difendeva l'opera dell'uomo perchè la diga era comunque rimasta in peidi e la tragedia era da imputare solamente alla natura che si era rivoltata...
La cosa che più mi lascia perplesso ( e qui faccio domanda esplicita a Bradipo se sapesse qualcosa) è sapere se Montanelli abbia mai chiesto scusa del suo compartamento... mi servirebbe per rivalutare la figura di un giornalista che viene ritenuto un santo da tutti ma che ai miei occhi, dopo un attacco così scellerato, rientra nella categoria" servo dei padroni".
Ciao
P.s.
Consiglio a tutti il libro di Tina Merlin "Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe" un pugno nello stomaco.

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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mar 14 feb 2012, 18:50 
YaYaLuca se leggi bene il mio articolo vedrai che trovi quello che tu stesso hai scritto.
Per quanto riguarda Montanelli che scriveva "Sciacalli" alla Merlin che accusava la Sade,
mi hai preso in contropiede e ho dovuto fare un cerca su internet.
Beh, da quel che ho potuto trovare, tra i vari forum e notizie pare che il grande giornalista
non abbia mai chiesto scusa alla quasi dimenticata Tina Merlin che ricordiamolo e' stata l'unica
giornalista all'epoca a dichiarare pubblicamente i torbidi intrallazzi tra stato e privato e a preanunciare
una catastrofe che di li a poco si sarebbe avverata. Fu pure denunciata e poi assolta perche' nel
frattempo la montagna stava per venir giu'.
Lei fu nella vicenda una vera eroe ma non ricevette mai nessuna onorificenza tranne una scuola materna
intitolata a suo nome.


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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mar 14 feb 2012, 19:55 
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bradipo ha scritto:
YaYaLuca se leggi bene il mio articolo vedrai che trovi quello che tu stesso hai scritto.
Per quanto riguarda Montanelli che scriveva "Sciacalli" alla Merlin che accusava la Sade,
mi hai preso in contropiede e ho dovuto fare un cerca su internet.
Beh, da quel che ho potuto trovare, tra i vari forum e notizie pare che il grande giornalista
non abbia mai chiesto scusa alla quasi dimenticata Tina Merlin che ricordiamolo e' stata l'unica
giornalista all'epoca a dichiarare pubblicamente i torbidi intrallazzi tra stato e privato e a preanunciare
una catastrofe che di li a poco si sarebbe avverata. Fu pure denunciata e poi assolta perche' nel
frattempo la montagna stava per venir giu'.
Lei fu nella vicenda una vera eroe ma non ricevette mai nessuna onorificenza tranne una scuola materna
intitolata a suo nome.


Scusa Bradipo, avevo letto di sfuggita...
So che vado fuori OT ma ti aggiorno (visto che io avevo lasciato posare la polvere sui ricordi dell'accaduto) dato che oggi dopo il mio post ho fatto qualche ricerca su Montanelli...
pare che nel 1999 abbia avuto la possibilità in un'intervista, di "rettificare " il proprio pensiero... purtroppo la sua risposta ha confermato il suo articolo del '63... la colpa non è stata dell'uomo ma della natura...
E questo sarebbe il più grande giornalista del 900 italiano????
Come dici tu il rammarico è per Tina Merlin...se i giornalisti bravi vengono dimenticati non può esserci vero giornalismo.
Chiudo con un mio pensiero ... Vedendo il tuo post su Trieste, sono veramente contento che nonostante tutto da quelle parti non avete ancora voluto imparare a piangervi addosso :bravoo !!!!

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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mar 14 feb 2012, 20:02 
Se servono informazioni sulle cause............


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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 9:44 
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Billy molto interessante. ma si può scaricare da qualche parte??? :byee

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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 13:11 
Se possibile ritorniamo al tema principale cioe' il raduno.
Grazie. :byee


  
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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 13:56 
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Giusto Bradipo, però chiamiamolo giro in moto...ho una certa radunoallergia...

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Io continuo a comperare le moto che mi piacciono, spero non si rompano.


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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 14:00 
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si anche io ho la radunoallergia..molto meglio giro in moto...passeggiata in moto...giro tra amici di moto.....o simili...
infatti io verro' da solo in altra data a farmi codesto giro..

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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 giretto tra amici al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 17:12 
fatto. Anch'io odio i raduni.
Si fa un giro tra amici.


  
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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 giretto tra amici al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 18:55 
raduno,incontro,giro, chiamatelo come volete ... basta vedersi
ma perchè odiate la parola raduno ? (solo curiosità)


  
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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 giretto tra amici al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 21:58 
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Forse perchè lo spirito (spero comune) che anima i possessori di una Guzzi Stelvio, non è molto vicino allo spirito dei troppi motociclisti appassionati di quei raduni organizzati per "mettere in mostra la merce" .
Noi , da quello che ho visto in questi mesi di iscrizione, siamo gente "normale", di varie estrazioni sociali e con varie passioni oltre ai motori, tipo.... enogastronomia, musica, che non ha comprato una moto che fa tendenza.... anzi.
Sarà sicuramente una giornata piena di bella gente.


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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 giretto tra amici al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 21:59 
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..... scusate, forse ho esagerato definendo "gente normale" quelli che si comprano la Stelvio......


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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 Raduno del F.V.G. al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 23:05 
YaYaLuca ha scritto:
Billy molto interessante. ma si può scaricare da qualche parte??? :byee


No questo documento proprio no!


  
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 Oggetto del messaggio: Re: 12 maggio 2012 giretto tra amici al Vajont
MessaggioInviato: mer 15 feb 2012, 23:11 
carletto fonico ha scritto:
..... scusate, forse ho esagerato definendo "gente normale" quelli che si comprano la Stelvio......



Beh con me non hai esagerato, io mi sento, anzi sono, una persona normalissima a cui piace stare in compagnia e che ha preferito acquistare un prodotto italiano per lo stile unico e l'emozione che regala!


  
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