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Finalmente anche dalla mie parti e' arrivata la nuova Africa Twin. Impossibile non resistere alla possibilita'
di provare quella che molto probabilmente sara' la moto dell'anno 2016 e da anni era attesa dai possessori
e nostalgigi della regina d'Africa. Va detto che sicuramente quando Honda ha deciso di tirare fuori dal cassetto
un nome cosi' evocativo sapeva bene di giocarsi una bella fetta di reputazione e non e' un caso che il progetto
di design sia stato sviluppato in Italia, paese che ama i motori, le moto e ha ancora tanti fans dell'Africa Twin.
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Finalmente arrivo dal concessionario e me la trovo davanti. Ci sono due moto in esposizione una con i colori HRC
e una rossa che richiama i colori della CRF450. Devo dire che se sul depliant che ho in mano esteticamente avrei
scelto per i colori evocativi HRC abbinati ai cerchi oro, dal vivo il rosso bianco e nero stile CRF sono nettamente
piu' in tema con il design moderno della moto.
Se dobbiamo cercare un riferimento o una continuita' storica tra la vecchia e la nuova Africa, tranne per la scritta
sul serbatoio e un richiamo estetico nella linea del cupolino e dei fari per tutto il resto questa e' una moto che
nulla ha a che fare con la vecchia NXR750. La moto si presenta snella, molto compatta, piu' piccola rispetto
ad un 1200 e da subito, appena ci sali in sella capisci che questa moto non e' progettata per competere con i
grossi SUV 1200 di cilindrata ma piuttosto vuole essere una moto tuttofare, agile in citta' e buona per un weekend
in montagna con la fidanzata e valige al seguito.
Da subito si nota l'impegno Honda nel realizzare un prodotto premium, la qualita' di assemblaggio e dei materiali
e' perfetta, tutti gli adesivi sono sotto lacca e gli accoppiamenti delle plastiche a dir poco perfetti. Qui c'e' il
massimo della tecnologia Honda quindi tutti i fari sono a led, accelleratore elettronico, cambio sequenziale
automatico di quarta generazione, ABS e taction control e ovviamente le mappe per la gestione motore.
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Come quote ciclistiche mi ricorda tanto la KTM ADV 990. Sembra quasi che nel progettarla abbiano propio preso
come riferimento la ciclistica della endurona della casa di Mattinghofen. Ruote con cerchi da 21”-18” con camera
d'aria, forcella da 43 regolabile, altezza da terra del motore di 25 cm sella rastremeta nella zona del serbatoio per
una guida agevole in fuoristrada. Ottimo bilanciamento dei pesi, manubrio non troppo largo e un raggio di sterzo
generoso. Senti propio la moto in mano e hai sempre una bella sensazione di leggerezza. I 50 Kg di differenza con
la Yamaha Spupertenere' 1200 o la Stelvio NTX li senti tutti in positivo. Ma capisci anche che non e' una moto
nata per i lunghi viaggi, la sella non e' comoda come sulla Stelvio e la protezione all'aria anche se buona non
e' totale. Bello il ponte di comando con i blocchetti pieni di tanti tasti per la gestione del cambio e le mappe,
tra le quali va ricordata una dedicata al fuori strada. Il cruscotto e' sviluppato in verticale e ricco di informazioni.
Accendo il bicilindrico parallelo e' sento una bella tonalita' di scarico, metto la modalita' Drive e parto per un giro
di mezz'ora tra le campagne udinesi. In modalita' Drive la moto cambia da sola e a bassissimi giri, sembra il
variatore uno scooter SH300. Fin troppo piatta per una moto 1000 ma per le strade extraurbane e le rotatorie
e' perfetta. Non serve concentrarsi sulla guida e la moto trotterella in statale al minimo dei giri con consumi
minimi. In questa modalita' secondo il concessionario la moto puo' arrivare a fare anche 21 Km/litro.
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Dopo alcuni chilometri cambio musica al motore e passo alla modalita' Sport. Ci sono tre gradi di mappa e
inserendoli uno alla volta il DCT cambia via via a giri sempre piu' alti. C'e' la possibilita' di intervenire
manualmente sulle marce usando le palette oppure si puo' premere il tasto Manual e usare il cambio a
piacere sempre tramite palette. In modalita' S3 la moto e' decisamente piu' briosa ma le manca l'allungo. Il motore
ha una coppia bassa e piatta e da il meglio entro i 5000 giri, si puo' allungare fino ai 7500 giri ma serve a poco
perche' non senti la castagna che puo' avere un grosso 1200 di cilindrata. Vibrazioni zero, non ho mai sentito
un motore girare cosi' bene. Il baricentro e' basso e la moto e' sempre molto stabile e tiene molto bene la strada.
Le sospensioni filtrano ottimamente le saperita' dell'asfalto anche in frenata non affondano piu' di tanto regalando
alla moto un assetto sempre neutro. Ottimo lo sterzo, la moto si gira in un fazzoletto. Freni piu' che buoni e la
piccola carenatura unita al cupolino protegge piu' che bene almeno fino ai 120 orari che ho raggiunto. Ho provato
ad infilarmi in uno sterrato che portava ad un vigneto e la moto si e' comportata molto bene.
E' sempre ben gestibile e bilanciata e si guida molto bene anche in piedi. La qualita' costruttiva di questa moto
e' molto alta e devo dire che si sente l'impegno dei giapponesi nel realizzare questa moto. Sicuramente c'e'
un tentativo di marketing nostalgico nel sfruttare un nome storico come quello dell'Africa Twin come del resto ha
fatto Yamaha con la Supertenere' 1200 o la Fiat con la 500 ma qui lo trovo un po' riduttivo. Rispetto alla XTZ1200
Supertenere' che e' una nave da viaggio che nulla ha in comune con la vecchia 750 qui la nuova Africa Twin tira
fuori una moto moderna tecnologicamente avanzata che ha dei richiami al passato ma guarda al futuro.
E una moto bella, ben fatta e facile da giudare e secondo me il DCT e' un valore aggiunto, e' praticamente perfetto
per questa moto. Alla fine del giro rientro dal concessioanrio, spengo il motore e la voglia di comprarla
immediatamente e' forte come un bambino che ha in mano un nuovo giocattolo. Mi piace, mi piace molto perche'
e' leggera, facile e ben costruita. Anche metterla sul cavalletto centrale e' un gioco da ragazzi. Di contro quello
che non mi piace sono i collettori di scarico troppo esposti in caso di pietraie, il parafango anteriore troppo vicino
alla ruota da 21” che in caso di fango ti blocca la ruota. La sella comoda si ma non come sulla mia Stelvio. Anche
il motore e' interessante, unico nel suo genere con l'ottimo cambio DCT e dal bel sound di scarico ma e' fin
troppo piatto di coppia e mai avvincente non ha la castagna di un 1200 anche se va detto che la moto puo'
arrivare senza problemi ai 220 Km/h.
In conclusione Honda ha tirato fuori una ottima moto, ha centrato l'obbiettivo e i 1000 contrati a scatola chiusa
gia' firmati prima del suo lancio dimostano la fiducia dei clienti verso il marchio giapponese. Va detto che erano
anni che non vedevo tanto interesse per la presentazione di una moto nuova. E il pronostico di Honda Italia per
il 2016 e' immatricolare 5000 moto in Italia e credo che questa nuova Africa Twin abbia i numeri per farlo.
Rimonto sulla mia Stelvio con i suoi 50 kg in piu' ma apprezzo immediatamente la comodita' da poltrona Frau
della sua sella e la castagna che il 1200 Guzzi tira fuori ad ogni manata di gas e questo carattere ruspante che
amo nelle moto e che purtroppo manca alla nuova Africa Twin.