E’ stato proprio l’incontro prolungato e ravvicinato con Giovanni (Joao) che mi ha portato a scartabellare i miei soliti appunti di viaggio relativi alla Sicilia.
Con lui – nisseno D.O.C. - abbiamo scambiato impressioni, sensazioni, aneddoti, detti e dicerie della sua isola ed è stato così, ripeto, che sono rispuntate fuori annotazioni del viaggio da me fatto nel 2010.Parto da Ragusa.
A
RAGUSA ci si innamora della città vecchia Ibla. Appena la si avvista, il colpo d’occhio è incredibile: un alveare di case asserragliate sotto la basilica di S. Giorgio. A volte è contrasto, a volte è raffinato equilibrio ma il gioco tra decadenza e bellezza architettonica fanno del quartiere antico una meta dai ritmi lenti, alla ricerca dei ricami barocchi sulle facciate di case e chiese, rilassandosi tra le palme del giardino Ibleo, avventurandosi a caso nei vicoli, sedendosi a chiacchierare con gli anziani nella piazza della cattedrale.
Ibla è un fantastico set naturale, Sicilia vera senza tempo che non a caso ha fatto innamorare di sé da Pietro Germi di “Divorzio all’italiana” alla trasposizione televisiva del commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
Lo stesso rovinoso terremoto del 1693, che convinse i ragusani a dar vita a una nuova città, travolse anche
MODICA, che offre la ricostruzione settecentesca sotto S. Giorgio in cima alla lunga scalinata.
Il bel paesaggio intorno, si incide di valloni rocciosi come a
CAVA D’ISPICA, dove un sentiero si muove tra necropoli, tombe bizantine, abitazioni trogloditiche e costruzioni medioevali.
La discesa verso mare, passa per la conca di
SCICLI anch’essa ricostruita dopo lo stesso tragico terremoto.
Di nuovo affacciati sul mare, verso ovest la bellezza abita la spiaggia della riserva del fiume Irmino, a est invece lo scheletro della vecchia fornace di
MARINA DI MODICA chiude la spiaggia di
SAMPIERI.
Più avanti, superato il torrione antico della moderna
POZZALLO, che si vanta della spiaggia dunosa di Marispica, a
PACHINO si decanta il rinomato pomodoro ciliegino, facendo finta di non vedere le orribili serre che spargono la plastica ovunque.
Ma si resiste per approdare a
PORTOPALO DI CAPO PASSERO con la tonnara: a poche centinaia di metri dalla spiaggia una riserva naturale protegge il mare di cristallo e un’isoletta, dove una fortezza domina palme nane e gigli marini.
E’ il punto più a sud dell’Italia!
Dopo pochi chilometri io e la mia “Lady Penna Bianca”, ci fermiamo a
MARZAMEMI per rilassarci ai tavolini del bar affacciato sul porto di pescatori. Poi si va a curiosare nella tonnara e nelle poche vie silenziose, prima di fare la bella scoperta della vicina oasi di Vendicari. Verso l’interno i pantani si riempiono di avifauna in svernamento o migrazione, sul mare si apre la bella spiaggia, controllata dalla torre aragonese e dai ruderi della tonnara con gli stabilimenti di lavorazione di origine addirittura ellenistica.
Cartina alla mano (odio il navigatore) decidiamo di salire a Noto ma prima ci dedichiamo ad una visita agli scavi archeologici e ruderi di
ELORO in splendida posizione sul mare e ai resti bizantini della
CITTADELLA DEI MACCARI (con l’accento sulla prima “a”).
Eccolo il trionfo del barocco! Entriamo a
NOTO percorrendo il corso centrale che è una passerella tra edifici storici e religiosi, fino alla piazza del Municipio, con l’elegante portico, la cattedrale, parzialmente chiusa per i restauri dopo il crollo del 1996, e le facciate elaborate dei palazzi nobili circostanti.
Con gli occhi pieni di cariatidi, decorazioni, volute, ferri battuti ad arte, scorci e profumi, cerchiamo ora, mete naturalistiche più a nord, dove incontriamo la riserva del fiume Cassibile con villaggi rupestri, e la foce del fiume Ciane famoso per i papiri.
Siamo arrivati quasi alle porte di
SIRACUSA, che esprime le sue atmosfere più suggestive
nell’isoletta di Ortigia, dove gli edifici inglobano i resti di templi greci, come nel Duomo o nelle ricostruzioni bizantine, arabe, e normanne del tempio di Apollo. Passeggiamo tra belle architetture fino al castello di Maniace e il tramonto ci trova per un aperitivo sul lungomare Alfeo.
Il giorno seguente entriamo nella città moderna per accedere al
parco archeologico di Neapolis, col meraviglioso teatro greco, palcoscenico per rappresentazioni estive, le cave dell’orecchio di Dionisio, il teatro romano o la necropoli di Grotticelli con la cosiddetta tomba di Archimede e la Grotta dei Cordari.
Non visitiamo il Museo archeologico, preferendo viceversa, poco fuori città, visitare la grande fortezza di Eurialo, la più originale costruzione militare della Magna Grecia.
Circondati da agrumeti scorriamo, sovrastati dalla sagoma dell’Etna (a’muntagna) fino ad impattare con l'urbanizzazione della città di
CATANIA. Vale la pena sostare per ammirare le piazze barocche e la scenografica cattedrale di pietra lavica.
Abbiamo voglia di mare! Cosa c’è di meglio che puntare sulla costa, verso i bei fondali lavici di
Aci Castello, Aci Trezza e Aci Reale in un mare incredibilmente cristallino?
Sostiamo a
CASTELLO sotto il maniero normanno sulla rupe di roccia vulcanica.
A
TREZZA si trova la più tranquilla atmosfera del porticciolo e la spiaggia del lido dei Ciclopi con le isole di basalto nero che la leggenda racconta essere i macigni scagliati da Polifemo contro Ulisse.
Ad
ACIREALE i motivi di interesse sono le monumentali architetture barocche del centro storico. Si può deviare verso
CAPO MULINI per vedere il teatro-museo della compagnia Turi Grasso dell’Opera dei Pupi.
Sotto una parete di lave sovrapposte si aprono le belle marine di
SANTA MARIA LA SCALA, SANTA TECLA, STAZZO e POZZALLO col coloratissimo porticciolo.
Risaliamo ancora a nord con agrumeti fino a mare e due riserve naturali che si legano al nome dei fiumi come il pacifico Fiumefreddo, che arriva fino ad un’ampia spiaggia, e l’
ALCANTARA che più a monte dà vita a scenografiche gole nel basalto nero e dove vale la pena di avventurarsi camminando (muniti di salopette impermeabile) nell’acqua gelida.
Un suggerimento? Da n o n p e r d e r e!!
Ancora direzione nord su una costa che ora si chiama
GIARDINI NAXOS, lunghi lidi attrezzati e turismo a pieno regime, poi la litoranea con vista sulle belle scogliere e spiagge tonde. Non fosse per il traffico, sarebbe una goduria.
Lasciamo la moto a
MAZZARO’ e con la funivia saliamo a
TAORMINA storica meta di nobili e ricchi villeggianti musa dei pittori paesaggisti dal ‘700, poi mitico crocevia del jet-set.
Bastano i nomi di Ava Gardner, Sophia Loren, Liz Taylor e Richard Burton, Greta Garbo e Woody Allen a fare da cornice al grande teatro greco che incornicia le falde dell’Etna?
Si entra a
CATANIA da porta Catania, fiancheggiando il palazzo dei duchi di S. Stefano, il Palazzo Municipale, S. Nicolò e poi su verso porta Messina fino a palazzo Corvaj, cortile con bifore e torretta merlata, e S. Caterina.
Se volete salire sull’Etna, fate attenzione alle strade fuori Catania. Un sottile pulviscolo traditore, vi attenderà ad ogni curva. Massima attenzione quindi.
Una volta ripreso il viaggio, dopo le scenografiche rovine di
FORZA D’AGRO' a Capo S. Alessio, mancano poche decine di chilometri a
MESSINA, tra diverse mete balneari, con l’unico difetto di non reggere il confronto con quanto abbiamo visto.
Poca guida scorrevole in definitiva ma tante soste all’insegna del barocco, delle spiagge, delle riserve naturali, dell’archeologia di Siracusa e del fascino di Taormina. Le emozioni laviche del vulcano e delle più immobili gole dell’Alcantara regalano sensazioni forti.
La lunghezza dell’itinerario è di circa 360-380 chilometri.
Non esiste il periodo migliore per andare in Sicilia, certo è che la primavera e l’autunno sono il massimo.
Mettete in calendario almeno 10 giorni di vacanza unica.
NOTE:
Granita: appartenente alla categoria dei gelati, ma di consistenza più granulosa e simile al sorbetto, l’ottima granita siciliana accompagna per tradizione la “brioche” mattutina. Si prepara facendo gelare succhi di frutta o altri liquidi aromatizzati, versati in un contenitore di metallo, dove vengono mescolati più volte per ottenere una grana fine ed omogenea. I gusti più tradizionali sono il caffè e il limone.
Moscato di Noto: da sempre in competizione con il Moscato di Siracusa, è un vino il cui colore va dal giallo al paglierino tenue al giallo dorato e intenso. Ha un profumo fragrante e sapore amabile e dolce su vena aromatica. Le origini risalgono al 200 a.C.
Ragusano: è un tipico formaggio della zona di Ragusa prodotto sull’Altipiano Ibleo, dove le mandrie si alimentano al pascolo. Appartiene alla famiglia del caciocavallo, con una pasta filata dura ottenuta da latte vaccino intero, viene lasciato stagionare dai 4 ai 12 mesi in ambienti freschi ed aereati ed ha un sapore delicato. Dopo 6 mesi si tinge di giallognolo ed il suo sapore acquisisce un gusto più forte e saporito.
Cassata: è il più famoso dolce della Sicilia: La sua ricetta, introdotta dagli Arabi, è stata rielaborata in seguito alla “riconquista” normanna nelle cucine dei conventi, che per secoli sono stati i migliori produttori di dolci sull’isola. Si tratta di pan di Spagna ricoperto di ricotta impastata con zucchero, cioccolato, frutta candita e liquore Maraschino. Il tutto viene cosparso di zucchero e riccamente decorato con fantasiose creazioni di frutta candita.
Cannoli: altro famoso dolce della Sicilia. Si tratta di sottili involucri di croccante pasta aromatizzata con vino Marsala secco e farcita con gli stessi elementi base della cassata: miele e mandorle, mescolati alla dolcissima ricotta a cui si aggiungono pistacchi di Bronte spezzettati o frutta candita. Una dritta: l'interno del cannolo NON DEVE MAI essere spalmato di cioccolato (è sinonimo di cannolo non fresco ma conservato!)
Pecorino siciliano: formaggio dal tipico sapore piccante e intenso, prodotto in tutta l’isola, che varia le sue caratteristiche a seconda delle zone di produzione. Tantissimi sono i nomi dialettali che lo indicano: canistratu, marzolinu, tuma, primusali, caciu e pipatu. E’ fatto con latte di pecora intero e presenta una crosta bianca-giallognola con i segni del canestro in cui viene pressato durante la lavorazione.
LAMPS!!!
Penna Bianca