Sono perfettamente d'accordo con te!
Al 100%!!!
E adoro confrontarmi con persone della tua levatura morale, e morigerata pacatezza d'eloquio.
E per quel poco che conta, sappi che sono consapevole dei costi sociali delle mie scelte, e che per queste mie scelte pago delle specifiche polizze assicurative che in parte (o in tutto...) sgravano i "contribuenti" dalle mie scellerate vedute.
Ripeto: ho le mie personali ragioni, e i miei principi non si negoziano. Purchè, ovviamente, NON siano gli altri a pagare per i miei errori. Questo è chiaro.
Ma del resto, con un nickname come il tuo, chi può NON essere d'accordo con te?
Immagino che il tuo "fratello" preferito sia Ivan K., così come lo è per me. In assoluto.
Purtroppo però, credo di assomigliare di più a Dmitrij K.
Ci vediamo in giro,
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Karamazoff ha scritto:
Perdonatemi e perdona di tutto cuore x quello che sto per dire dopo aver letto quanto sopra.
Non è assolutamente una critica, ma una "nota specifica da manuale di utilizzo sociale".
Dopo quasi 40 anni in sanità, gli "obblighi" imposti, che spesso appaiono "fastidiosi" ed inconcepibili sono frutto di un costrutto economico-sociale.
L'obbligo del casco, o delle cinture piuttosto che un obbligo vaccinale, un obbligo di sicurezza sul lavoro etc etc nascono dall'osservazione che i costi per la collettività diventano enormi.
Se uno si fa male sul serio, perché non usava il casco, perché ha contratto una grave infezione, perché è rimasto invalido sul lavoro non ricadono solo su di lui, ma ricadono sulla spesa sociale che si farà carico del suo problema, pensione di invalidità, cure mediche, apparecchi di sostentamento, tutto questo semplicemente perché abbiamo un "sistema universalistico" di mutua assistenza. Se non ci fosse questo sistema, che ci costa "due reni" e manteniamo tutti (non tutti, sebbene tutti ne beneficiano) con le tasse, non fregherebbe a nessuno di una tetraplegia (incidente stradale), Sindrome respiratoria post-infettiva (es COVID), invalidità civile (incidente sul lavoro). Concludo con un altro esempio, il capitolo pensioni. In questo momento in Italia viviamo un paradosso pensionistico, da un lato siamo passati al sistema contributivo (lo stesso che usano i fondi pensione assicurativi e bancari) per il quale riceverai quanto versato (niente versamenti...niente pensione) ma dall'altro non si può andare in pensione quando uno vuole (ricevendo quando vuole il versato opportunamente spalmato sulla sua presunta aspettativa di vita) perché ci sono caricate anche le pensioni/contributi/sostegni e chi più ne ha più ne metta di tutti quelli che sone i cosiddetti disagiati. Quindi concludo affermando che il punto x me non è obbligo o non obbligo, ma ragionare sul che cosa vogliamo fare di questo sistema universalistico così costoso. Lo vogliamo mantenere sapendo che qualsiasi cosa succede avremo un'ancora di salvataggio o lo vogliamo abbattere sapendo che se succede qualcosa di grave a noi o i nostri cari potremo contare solo su ciò che abbiamo in tasca? Io personalmente non sono così povero da non aver cambiato auto, moto, casa, mobili, vacanze, ma al contempo non sono così ricco da sostenere una vita in carrozzina, spese oncologiche, macchine di sostentamento.
Perdonate di cuore questo mio post che non vuole essere assolutamente in contrasto con nessuno ma semplicemente una riflessione x permetterci di ragionare sul che fare in futuro.