Prima parte....IntroduzineCon la spinta della mia grande passione per le due ruote
ho il piacere di portare a conoscenza la storia di questa casa,
questo testo ha il compito di ripercorrere la storia della Guzzi
toccando i punti essenziali senza la volonta' di interferire con
le pubblicazioni ufficiali. Per facilita' di lettura ho preferito
raccogliere i dati in ordine cronologico di tempo cercando di
essere il piu' sintetico possibile...
Grazie
MOTO GUZZI una storia importante

La
Moto Guzzi rappresenta un raro esempio di equilibrio tra fama,sportivita',eleganza e storia.
E' sicuramente il marchio italiano tra quelli motociclistici piu' conosciuto al mondo,
quello con piu' siti dedicati,con piu' fans
club ufficiali e quello con il palmares di vittorie piu' importante.
Difficile raccogliere in poche righe novant'anni (il prossimo anno)
di storia della motocicletta.
Il mondo delle due ruote deve tanto a questa fabbrica sorta in
quel di Mandello,vera fucina di innovazioni tecnologiche e di
moto che hanno fatto la storia del motociclismo almeno fino a quando
i protagonisti del successo Guzzi furono sul ponte di comando.
Oggi la Guzzi vive di ricordi,di nostalgia,di belle moto solide
e affidabili, purtroppo poco apprezzate da un mercato che e' abbagliato
dalla moda e da una tecnologia a volte superflua.
Io sono convinto che Guzzi oggi sia un' azienda dal potenziale
enorme di vendite,basta trovare la giusta via con ai vertici
persone che abbiano passione per le moto.
Ogni volta che parcheggio la mia Guzzi trovo gente attorno
che inevitabilmente mi chiede come va.
Ogni volta che la guido,sento delle emozioni che nessun
altro marchio e nessun altro motore puo' darmi. Uno splendido esempio
di funzionalita' applicato all'estetica della moto.
Tanto per cominciare la Guzzi e' stata la prima motocicletta ad
avere un vero telaio da moto distaccandosi nettamente
dalla moltitudine di modelli che ancora chiaramente erano derivati
dalle biciclette.
Come allora ancora oggi la Guzzi, la riconosci immediatamente
tra tutte le altre moto, per via dei suoi cilindroni a V, per il suo
sound unico e la eleganza che queste moto hanno.
Prima di parlare della fondazione della societa', parliamo dei protagonisti
che crearono questa realta' che piu' di qualunque
altra casa al mondo ha sperimentato e realizzato motori di qualsiasi frazionamento e forma.
Carlo GuzziCarlo Guzzi aveva una enorme passione per la meccanica e
sognava di realizzare la sua moto perfetta.
Figlio di Palamede, ingegnere e docente al politecnico di Milano,
assieme al fratello Giuseppe si diplomo' come perito industriale a Vicenza.
La morte prematura del padre porto' la famiglia Guzzi a trasferirsi
da Milano a Mandello del Lario, dove avevano una casa estiva.
Qui Carlo inizio' a frequentare l'officina del Giorgio Ripamonti fabbro di Mandello,
esperto della meccanica e autodidatta,
dove Carlo pote' affinare la manualita' lavorando direttamente
sui motori. Dopo il diploma Carlo trovo' occupazione presso
la Singer ma non si sentiva appagato dal suo lavoro quindi appena
ne ebbe la possibilita' passo' alla Isotta Fraschini, il massimo
per l'epoca dove un uomo come lui potesse fare esperienza su
motori di ogni genere, autotrazione, navali e aeronautici.
Nel
1914 Carlo viene chiamato alle armi ed entra in
aviazione come meccanico di idrovolanti.
Presso l'idroscalo di Venezia Carlo fa una conoscenza che
gli cambiera' la vita. Incontra Giovanni Ravelli che gli
presenta l'amico Giorgio Parodi.
RavelliGiovanni Ravelli, bresciano di origine, oltre ad essere un ottimo pilota
di aerei era un motociclista provetto.
Nel suo palmares figurava una vittoria a Madrid nel 1909 che
gli valse l'appellativo di “Diavolo italiano”. Nel 1913 vinse il
titolo italiano su pista. Partecipo' anche al Tourist Trophy ma
si ritiro' per guasto al motore.
Giorgio Parodi assieme a WoodsGiorgio Parodi era ufficiale pilota,figlio di un grosso armatore genovese.
I tre divennero amici e Carlo mostro' a loro il suo progetto
della moto perfetta che da qualche anno
stava affinando e ormai aspettava
solo il momento giusto per poterla produrre.
I tre decisero di creare
una societa' a fine guerra dove Carlo avrebbe realizzato la moto,
Giovanni
l'avrebbe collaudata e portata in pista mentre Giorgio si
sarebbe occupato dell'amministrazione e da finanziatore.
A guerra finita Carlo
ritorno' nell'officina del Ripamonti e inizio' a costruire il prototipo
della sua moto,mentre il Parodi il 3 gennaio del 1919
ricevette la risposta a quella lettera che fa parte della storia
della Guzzi dove chiese e ottenne il finanziamento di 2000 lire
dal padre per avviare la societa'.
Ravelli rimase in aviazione in attesa che la moto fosse pronta.
L'
11 agosto del 1919 Giovanni alla guida di un aeroplano
si schianta al suolo e muore per le ferite riportate.
La notizia e' tragica per Carlo e assieme a Giorgio decidono di
portare avanti la societa' anche nel ricordo del loro caro amico e
per questo come simbolo misero sulle moto l'aquila con le ali spiegate dell'aviazione.
Durante l'anno 1919 Carlo assieme al Ripamonti assembla e termina
il primo prototipo della sua moto perfetta.
Con motore monocilindrico orizzontale di 500 cc denominata G.P. (Guzzi-Parodi) dotato
di quattro valvole e albero di distribuzione in testa , alesaggio di 88mm
e corsa di 82mm. La potenza erogata è di 12 cavalli, la velocità
massima di 100 km/h. Per l'epoca era una moto assolutamente innovativa.
La moto viene presentata ad Emanuele Vittorio Parodi, padre di Giorgio,
il quale, dopo un primo prestito di duemila lire, accorda un finanziamento per la costituzione
di un'azienda per la fabbricazione di motociclette.
Rispetto a quasi tutti gli altri costruttori, tesi alla ricerca
delle prestazioni, la motocicletta che Carlo realizza è razionale
in tutte le sue componenti, deve garantire affidabilità e facilita' d'uso.
Normale 2V-500cc del 1920
schema motore della Normale del 1921Dal primo prototipo si sviluppa nel 1920 la Normale, il primo modello
pronto per la commercializzazione, al fine di contenere i costi di produzione
il motore ha solo 2 valvole, con 8 cavalli, una velocità massima di
80 km/h ed una percorrenza di 30 km con un litro di carburante.
Prima al mondo, la Normale monta un cavalletto centrale, soluzione che
verrà in seguito adottata da tutti gli altri costruttori.
Il nome
"G.P." viene abbandonato subito e trasformato, con il consenso unanime di tutti
i soci, in Moto Guzzi, anche per evitare fraintendimenti tra le iniziali
Guzzi-Parodi con quelle del solo Giorgio Parodi.
Il
15 marzo del 1921 il cavaliere Emanuele Vittorio Parodi, suo figlio Giorgio
e Carlo Guzzi fondano a Genova, sede legale, con produzione a Mandello Tonzanico
(successivamente diventato Mandello del Lario), un paese sul Lago di Como,
in provincia di Lecco, la
"Società Anonima Moto Guzzi": nasce così
uno dei più prestigiosi marchi motociclistici del mondo.
la fondazione
La fabbrica nel 1921La fabbrica viene fondata dove aveva sede l'officina il Ripamonti in via E.V. Parodi 57.
Al fine di promuovere la nuova motocicletta Carlo decide di partecipare a gare di durata.
Il 28 maggio 1921, al raid Milano-Napoli, le uniche due moto fino ad allora
costruite ottengono un ventesimo ed un ventiduesimo posto. Ma occorrono solo quattro mesi
per vedere la Guzzi di Gino Finzi giungere clamorosamente prima al traguardo della famosa Targa Florio.
Le prime vittorie funzionano come cassa di risonanza e aumentano le richieste.
Nel 1921 vengono costruite 71 moto del modello Normale dal prezzo di 8.500 lire.
La produzione da artigianale diventa industriale: viene costruito uno stabilimento dall'area
di 300 metri quadrati, in cui lavorano 17 operai.
1924 MentastiNel 1924 si svolge la prima edizione dei campionati europei a Monza
e Guido Mentasti con una 4 valvole 500 conquista il titolo europeo.
Le Moto Guzzi arrivano prima, seconda e quinta.
Guzzi e' un marchio ormai conosciuto da tutti tanto che il segretario della Federazione Motociclistica Internazionale
scriverà: "Le tre Moto Guzzi hanno dominato la manifestazione praticamente dall'inizio alla fine,
dimostrando così l'importanza dell'industria motociclistica italiana."
La Corsa C 4V, un'evoluzione del prototipo originario G.P. verrà prodotta in serie
in 486 esemplari in differenti versioni dimostrandosi una eccellente macchina sportiva anche per i corridori privati.
Nel 1925 a Mandello sono costruiti, da oltre 300 lavoratori, 1.200 Motocicli.
Il 5 aprile del 1925 Guido Mentasti tornando a casa dopo aver partecipato al Circuito
Motociclistico di Brescia in sella alla Guzzi competizione trovo' la morte lungo la via
Vallecamonica all'altezza del civico 21. Aveva 28 anni.
Probabilmente cadde rovinosamente per una foratura alla ruota. Un cippo ricorda questo campione che
porto' la sua Guzzi 500 4V al titolo europeo.
Giuseppe “Naco” GuzziGiuseppe Guzzi detto
"Naco", fratello maggiore di Carlo e vero supervisore tecnico dei modelli della
casa con la passione per i grandi viaggi progetta la prima moto gran turismo del mondo.
Veniva descritto come un burbero ai limiti del sopportabile che soffriva enormemente il caldo
in qualunque stagione, tanto da lavorare regolarmente al tecnigrafo in canotta e mutande.
Forse per questo non amava ricevere visitatori: lo distraevano dai suoi calcoli e, soprattutto,
lo costringevano a rivestirsi. Durante i mesi estivi compiva lunghi viaggi in Austria, Germania o in Francia,
con il duplice fine di collaudare le sue realizzazioni e trovare un po' di refrigerio.
Nel
1927 "Naco" realizzò il prototipo del modello
G.T. 500, prima Moto Guzzi con telaio elastico e,
in onore al dirigibile italiano che l'anno precedente aveva consentito alla missione a Umberto Nobile e Roald Amundsen
di sorvolare il Polo Nord, la nuova moto viene subito ribattezzata
"Norge".
Norge GT del 1929Si trattava di una mossa promozionale che tentava di cavalcare l'entusiasmo del momento,
però suscitando un coro di proteste dalle case motociclistiche concorrenti, le quali accusarono
la Moto Guzzi di approfittare slealmente della popolarità di quell'impresa, senza alcuna dimostrazione
di merito. La diatriba diventò una guerra a colpi di comunicati-stampa che finì per infuocare la già
caldissima estate del 1928,causando molte inquietudini a Carlo Guzzi, il quale temeva un
enorme danno d'immagine per l'azienda.
Incurante della polemica in corso, il fratello Giuseppe si preparava tranquillamente
alle sue consuete ferie itineranti. Ma era solo apparenza, in realtà stava architettando un'altra delle sue
trovate: inforcata la Norge, partì per il solito giretto estivo, che questa volta fu
di oltre 6000 chilometri e lo portò sino a Capo Nord.
Raggiungere il circolo polare artico sulle strade e con le moto dell'epoca, era un'impresa
strabiliante e la notizia campeggiò sui giornali di tutta Europa, richiamando migliaia di curiosi
sulla strada del ritorno. Non appena rientrato a Mandello, spossato più dai bagni
di folla che dal viaggio, Naco si rimise in mutande al tecnigrafo,
lasciando al fratello il compito di destreggiarsi nella ridda di interviste, premiazioni e convegni.
La leggenda vuole che Carlo Guzzi, uomo poco avvezzo ai complimenti, sia entrato
nell'ufficio del fratello e,senza neppure accennare all'impresa appena compiuta,
discusse con lui per un paio d'ore circa le modifiche da apportare
alle sospensioni. Ma questa volta, imputando la canicola, anche l'austero Carlo si
mise in canotta e mutande; un singolare e muto omaggio che,
tra i due burberi, valeva mille elogi.
Fu così che la Moto Guzzi poté utilizzare a pieno titolo la denominazione
Norge, e Capo Nord divenne una importante meta motociclo turistica.
Nel 1929 la produzione raggiunge le 2.500 unità.
Nel 1930 arriva il primo motore plurifrazionato: si tratta della 4 cilindri da
competizione, dotato di motore in linea fronte marcia.
In questo periodo era consuetudine da parte degli uomini della Moto Guzzi
di firmare i motori che costruivano personalmente.
Dal 1932 al 1933 La Guzzi produce la pima 3 cilindri orizzontale della storia,
la 500 3C Stradale.
La Moto Guzzi 500 Tre Cilindri venne presentata e messa in vendita nel 1932.
La ciclistica con telaio elastico, derivata dalla GT 16, era mossa dal primo
motore a quattro tempi tricilindrico orizzontale in linea che sia
mai stato messo in produzione. Con i suoi 494,8 cc di cilindrata totale,
esprime una potenza di 25 CV a 5.500 giri.
Il veicolo, del peso a vuoto di 160 kg, può raggiungere la velocità di 130 km/h.
Tuttavia dopo la consegna del primo lotto, immediate furono le lamentele
dei clienti per i molti difetti di funzionamento del sofisticato motore,
probabilmente dovuti ad un incompleto sviluppo prototipale.
Preoccupato di poter perdere la buona nomea che l'azienda aveva
rapidamente
acquisito in un solo decennio d'esistenza, grazie ai modelli Sport, Carlo Guzzi
prese la decisione di ritirare i pochi esemplari venduti e di
sospendere la produzione del modello.
L'unico esemplare rimasto è custodito nel museo della Moto Guzzi.
Nel
1933 Tommaso Omobono Tenni entra in Guzzi. Alla sua prima gara
con la Casa di Mandello,il “Trofeo della Velocità” a Roma,
sul circuito Littorio con la Bicilindrica 500 fece una tremenda caduta a 180 km/h;
si rialzò, ma un guasto alla moto gli impedì di ripartire.
Nel
1934 Moto Guzzi è il maggiore produttore di motociclette
in Italia con 700 dipendenti.
Storia e leggenda si mescolano nelle imprese di altri piloti leggendari come Ruffo,
Lorenzetti e Anderson.
Nel
1935 con la bicilindrica 500 dotata di motore a V di 120°, il pilota irlandese
Stanley Woods è il primo a vincere dopo 24 anni una gara del
Tourist Trophy all'Isola di Man (la gara allora più importante del mondo) su di una moto non inglese.
Il giro veloce lo fa il compagno di squadra Tenni,che quando era quinto cade
dopo aver preso un corvo,apparso d'improvviso dalla nebbia, procurandosi
la frattura di due vertebre.
Giulio Cesare CarcanoNel
1936 Giulio Cesare Carcano entra in Guzzi come ingegnere progettista.
Tenni al TT del '35Nel marzo '37 sulle strade del Lario Tenni,durante un allenamento,prende in pieno un carro.
Nell'urto si strappa due dita del piede. La leggenda vuole che dopo essersi rialzato,
abbia preso le dita e se le sia infilate in tasca nella speranza che arrivato in ospedale gliele riattaccassero.
Ma pare, che nello stordimento, si sia dimenticato di tirarle fuori o lo abbia fatto troppo tardi.
Poche settimane dopo,ancora dolorante parte per il T.T.


Nel
1937 sull'Isola di Man Omobono Tenni entra nella leggenda su una Moto Guzzi 250,
diventando il primo motociclista non inglese a vincere quella che all'epoca era la gara più famosa
al Mondo. Era la seconda volta che ci provava e la Stampa Inglese lo aveva accolto con
un titolo:
“L’uomo che viene dalla terra dei Cesari”.
Dopo aver preso la testa della corsa, cadde al termine del primo giro,
perdendo la prima posizione e 35 secondi. Lanciatosi in una rimonta forsennata,
chiudendo il 4° giro con 29’ 8”, riconquistò il comando, ma al settimo e ultimo giro si dovette
fermare per cambiare una candela. Nonostante tutto inflisse più di mezzo minuto al secondo arrivato,
il campione inglese Stanley Woods, e 4 minuti e mezzo al terzo.
Chiuderà in 3h 32m 6sec alla media di 74 miglia ora (poco più di 120 km/h nel 1937).
Verra' soprannominato
“The Black Devil” dalla stampa inglese.
1934 collaudo della Rondine all'autodromo LittorioNel
1937, Carlo Guzzi rinunciò alla ghiotta offerta di Taruffi, pilota della CNA,
che gli proponeva l'acquisto della Rondine,progetto degli ingegneri Giannini e Remor,
in quanto gli era inconcepibile che la Moto Guzzi si presentasse sui campi di gara
con una moto non progettata all'interno dell'azienda. Nondimeno, la Rondine si era dimostrata
vincente su tutte le piste e prometteva grandi possibilità di sviluppo.
Il progetto poi verra' acquistato dalla Gilera che assieme a Remor
da poco assunto trasformera' la Rondine nella Gilera 500 4C.
1939 Gilera 500 4C (la Rondine di Remor)Il 4 cilindri frontemarcia della Gilera Rondine fu il prototipo mondiale
della moto moderna. E proprio a questo progetto si ispirarono Honda e Kawasaki
che per prime fecero del 4 cilindri la loro arma migliore
per confrontarsi con le industrie europee.
Fu così che Carlo Guzzi, allo scopo di contrastare quel mostro
di potenza, decise di rispolverare l'accantonato progetto del motore tricilindrico, al quale
applicò una nuova distribuzione bialbero e un compressore Cozette. La macchina scese in pista
sul circuito di Alessandria e concluse la brevissima carriera agonistica al circuito di Genova, sempre nel 1940.
Dopo la parentesi bellica, i nuovi regolamenti vietarono l'uso del compressore
nelle competizioni e il tricilindrico venne definitivamente abbandonato.
Nel 1939 viene presentato l'Airone 250 che con 29.926 esemplari sara' la moto piu' diffusa in Italia
nel successivo decennio. Per i piloti privati vengono approntati modelli sportivi come
il Dondolino, il Gambalunga e il Condor.
Durante la seconda guerra mondiale dal 1940 al 1945 la produzione civile cessa,
ma i progettisti Guzzi riescono a costruire due modelli ad hoc per il conflitto:
il mitico Trialce ed il sidecar Alce.
Guzzi ancora oggi e' impegnata a proporre modelli destinati alle forze di polizia e militari,
non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Nel 1946 la Guzzi diventa una S.P.A. Presidente e' Giorgio Parodi.
Nel
1946 nasce quello che tra la vasta produzione di mezzi adibiti al
trasporto merci e' forse il piu' famoso, l'Ercole.
La fine della guerra vede un mutamento nei gusti e nelle tendenze
del pubblico. In un paese fortemente segnato dalle vicende belliche, in cui le strade
sono quasi tutte accidentate e l'automobile è un mezzo alla portata di pochissimi,
le due ruote diventano determinanti nella mobilità degli italiani, grazie anche ai
progressi della tecnica che consentono di approntare moto di piccola cilindrata molto efficienti.
Gli italiani del dopoguerra viaggiano sugli scooter e sulle cosiddette motoleggere che attirano
un pubblico molto più vasto rispetto alle sorelle di cilindrata maggiore perchè,
pur raggiungendo una buona velocità, sono robuste, sporcano poco e si lasciano
guidare con facilità e maneggevolezza. La moto non è più un veicolo per pochi eletti,
ma diventa un mezzo da utilizzare tutti i giorni, anche per recarsi al lavoro.
Ecco che nel 1946 Antonio Micucci progetta il Guzzino 65 cc (oltre 50.000 unità in soli tre anni )
e il Cardellino che saranno le motoleggere piu' vendute in Europa.
CardellinoAl primo raduno ufficiale, organizzato nel 1949 a soli tre anni dalla nascita di questo modello,
partecipano più di 14 mila persone. Interessante veicolo economico e robusto,
era caratterizzato da un trave diagonale del telaio che dall'asse di sterzo
correva diagonalmente fino al fulcro del forcellone in lamiera stampata, sulla cui intersezione
erano installate due piccole molle con funzione ammortizzante. Il motore risultava così appeso
esteriormente al trave diagonale. La struttura progettuale Guzzi di quegli anni
era suddivisa in tre squadre autonome.
La prima, capeggiata personalmente da Carlo Guzzi, si occupava principalmente di
aggiornare e migliorare i modelli della gamma media. La seconda, affidata
a Micussi, si occupava della progettazione e dello sviluppo dei modelli con propulsore
a due tempi. La terza, il celebre reparto corse, era affidata al
vulcanico tridente Carcano,Todero e Cantoni.
Gia' nel 1947 la Moto Guzzi torna alla vittoria sempre al Tourist Trophy.
Sempre nel
1947 nasce il Falcone 500cc con 18,9 cv a 4.500 giri e 120 Km/h di velocita',
cambio a 4 marce e freni a tamburo, peso di 176 Kg. Sostituisce la ormai vecchia GTV 500 e Astore.
Guzzi FalconeRappresenterà per un lunghissimo periodo il sogno dei motociclisti italiani in quanto massimo esempio
di tecnologia italiana. Per vent'anni sara' la moto della Polizia di Stato.
Falcone P.A.Venne soprannominato “l'affettatrice” ,per via del suo volano esterno al motore
che ricordava le famose affettatrici Berkel.
Carlo Guzzi introduce sul Falcone una delle sue invenzioni destinate a far
storia, anche se sarebbe più opportuno parlare di innovazione in questo caso.
In quegli anni la sospensione anteriore, finora generalmente affidata ad
un sistema a quadrilatero sviluppato in diverse forme, ad esclusione di
Moto Guzzi che si affidava ad un sistema a biscottini inferiori oscillanti
(dal pregevole comportamento stradale ma dall'escursione limitata), stava adottando sempre più
diffusamente il sistema a forcella telescopica. A differenza delle forcelle finora
utilizzate, dove il fodero era solidale alla ruota, Carlo Guzzi ne ribalta
il concetto applicando il fodero alla parte superiore (oggi il sistema
viene definito forcella rovesciata o forcella
upside-down) con il grosso
vantaggio di mantenere la struttura più rigida nel punto di maggiore stress
meccanico, in corrispondenza del cannotto di sterzo, risolvendo inoltre il problema dei
carichi sospesi. Ancora oggi le forcelle rovesciate sono utilizzate nei modelli più
sportivi per questa loro caratteristica.
Il
1 luglio del 1948 Omobono Tenni muore in prova al Gran Premio
di Berna alla curva Eymatt durante le prove, nella stessa curva dove
alcune ore dopo perse la vita anche Achille Varzi.

La salma del campione fu trasportata da Berna agli stabilimenti Moto Guzzi
di Mandello del Lario dove fu organizzata la veglia funebre. All'alba
del 4 luglio la bara venne trasportata a Treviso da un camion
della Moto Guzzi bardato a lutto, seguito dall'alto da aerei dell'Aero
Club Treviso che lanciarono fiori per il tragitto da Castelfranco a Treviso,
unitamente alle migliaia di tifosi che lo attesero sul ciglio della
strada per l'ultimo omaggio. Da molti e' considerato il pilota piu'
forte e che più ha dato lustro alla casa di Mandello. Ad Omobono
Tenni è intitolato lo stadio di Treviso.
La Moto Guzzi gli ha dedicato un monumento che campeggia nel Museo.
Tenni si potrebbe paragonare al Valentino Rossi di oggi. Era un pilota istintivo,
il migliore visto fino ad allora.Venne definito dagli inglesi il migliore corridore
del mondo e forse di tutti i tempi, un vero idolo per loro.
Tenni ,per le condizioni delle strade e per le moto a quall'epoca,
volle significare esaltazione del coraggio, dello spirito, della tenacia, volle significare
anche e soprattutto progresso. Ancora oggi si usa il termine “piegare alla Tenni”
come significato di audacia. Progresso tecnico dell’industria motociclistica italiana per oltre
vent’anni: le sue vittorie sono state colte nel segno di un crescente
processo innovatore. La Guzzi gli affidò sempre, per il collaudo sportivo, i modelli
dalle concezioni più avanzate, diremmo rivoluzionarie; ad iniziare da quel famoso “Condor”
capostipite delle moto, con telaio elastico, che il grande Campione scomparso portò per la prima
volta in gara al T.T. 1935 e che costituì allora, non dobbiamo dimenticarlo,
la più clamorosa innovazione della motocicletta sportiva e non sportiva.
Nel 1949 il pilota Bruno Ruffo su Moto Guzzi 250 è il primo Campione
del Mondo del neonato campionato del mondo di motociclismo.
La galleria del ventoIl
1950 è caratterizzato dalla costruzione al suo interno, prima casa
motociclistica al mondo, di una galleria del vento in scala 1:1, tuttora
esistente e funzionante. È da segnalare che lo stesso impianto venne anche
concesso in uso gratuito alla concorrenza per i propri studi aerodinamici, tanta era
la sicurezza nel proprio superiore livello tecnologico. Grazie a questo importante
strumento Guzzi introduce per la prima volta sulle moto da competizione le
prime sovrastrutture aerodinamiche, dapprima semplici carenature superiori (famoso il "becco" destinato
a generare carico alla ruota anteriore), poi allungate verso il basso
a coprire le gambe del pilota, fino ad arrivare alle carenature
cosiddette "a campana" che arrivavano ad inglobare la ruota anteriore.
Con l'intento di limitare le prestazioni velocistiche, pochi anni dopo la
Federazione Internazionale vietò l'uso di tali estese carenature, ormai utilizzate da tutti
(e che si meritarono il macabro appellativo di "bare volanti").
Nello stesso anno arriva sul mercato il
Galletto 160 cc, il primo scooter
a ruote alte della storia. L'idea del Galletto nacque in seguito alla
grande diffusione dello scooter come mezzo utilitario, protettivo e di facile
utilizzo, che non intimoriva i neofiti delle due ruote, impersonato alla perfezione
dalle varie Vespa e Lambretta. La Moto Guzzi non volle progettare un
veicolo simile perché troppo diverso dalla classica motocicletta e dalla tradizione Guzzi.
Il Galletto rappresenta la sintesi tra moto e scooter : telaio portante, esteso
e protettivo (la ruota di scorta verticale posta tra la ruota anteriore
ed il telaio fungeva anche validamente da paraurti), motore centrale a
cilindro orizzontale che manteneva una pedana quasi piatta, ruote alte per
garantire una stabilità superiore, cilindrate importanti per garantire mobilità a lungo
raggio e prestazioni a pieno carico. Fu un successo e l'idea
di base venne poi ripresa decenni più tardi da Aprilia per
il suo Scarabeo e per Honda con l'SH, che ha rilanciato nei
tempi moderni lo scooter a ruote alte.
Duilio Agostini al TT del 1955Nel
1953 Duilio Agostini con la Guzzi Dondolino arriva primo assoluto alla
Milano-Taranto. Si tratta di un'impresa davvero storica per le strade
di quel tempo e per i 1400 Km di percorso.
Agostini chiudera' primo col tempo di 11.51' 10” alla media di 109,678 Km/h
senza assistenza meccanica. Sempre nel '53 diventa campione italiano nella 350cc.
Nel '54 e' campione italiano 250.
Va ricordato questo uomo che in Guzzi aveva fatto la gavetta.
Da meccanico semplice per poi passare al reparto corse come meccanico-collaudatore.
Promosso sul campo come pilota ufficiale Guzzi al fianco di piloti come
Anderson,Kavanagh e Lorenzetti fece piazzamenti importanti sia in gare nazionali
che internazionali. La sua prima gara da privato l'aveva vinta
con una moto prestata e facendo la colletta per metterci la benzina.
Nel 1956 apre a Mandello un'officina proprio vicino alla fabbrica
Guzzi. Quest'officina diverra' una delle storiche concessionarie del marchio lariano.
In un'intervista Duilio racconta di quando, ufficiale Guzzi con 350 bialbero,
si presento' al TT del '53. Durante le prove aveva preso in pieno
un sidecar con i bidoni del latte che transitava lungo il cirquito.
In gara aveva concluso con difficolta' all'ottavo posto perche' aveva la faccia
talmente gonfia a causa della caduta in prova da non poter riuscire
nemmeno a vedere. Rimmarra' col naso storto.
Nel 1954 lo stabilimento Guzzi ha una superfice di 24.000 mq.
Nel
1955 muore Giorgio Parodi.
Sempre nel
1955 Giulio Cesare Carcano crea la sua opera piu' bella.
Quella che ha fatto sbalordire il mondo e che rimane ancor oggi
uno straordinario esempio di tecnica motoristica applicata al mondo delle
due ruote: la
500 a otto cilindri competizione.
500 V8 GP

Ricco di soluzioni evolute e talvolta inedite, il suo motore bialbero raffreddato
ad acqua era incredibilmente compatto e leggero, in relazione alla architettura e
al frazionamento. Tra le caratteristiche più significative vanno ricordate le canne
avvitate nelle due teste, ognuna delle quali era realizzata in un’unica
fusione con il relativo blocco cilindri. Il basamento, fuso in lega di
magnesio, era a tunnel e non diviso in due parti. Il
motore aveva la distribuzione bialbero con comando a ingranaggi;
l’alesaggio era di 44 mm e la corsa di 41 mm. Si tratta
del più elevato frazionamento mai tentato su una moto da competizione.
La moto si rivelerà col tempo vincente e rimane ancora oggi un
esempio tecnico unico e insuperato ancora oggi attuale per costruzione: nessuno ha
mai più tentato di inserire un motore così frazionato in un telaio motociclistico
da competizione. Già nel 1957, ancora all'inizio del suo sviluppo, erogava
l'impressionante potenza di 75 CV a 11000 giri/min e 275 km/h di velocità,
portato al debutto nel GP del Belgio con un peso di soli 150 Kg ,
mostrerà un potenziale incredibile per l'epoca. Purtroppo questo capolavoro verra' bloccato
ancora nella fase iniziale del suo sviluppo a causa del ritiro dalle
competizioni da parte della Guzzi.
Lodola Sport del 1960La Lodola 175 cc nel 1956 e' l'ultimo progetto firmato da Carlo Guzzi.
Nel 1957 Agostini si ritira dalla corse per dedicarsi alla famiglia.
Pazzo Abbandono quello del 1957. La Moto Guzzi dopo aver vinto
il quinto campionato del mondo consecutivo nella classe 350 , in accordo con
altri costruttori italiani del calibro di Mondial e Gilera, cessa la
partecipazione alle competizioni. A quel momento conta nel proprio palmares
3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 Titoli Mondiali, 11 vittorie al
Tourist Trophy, un vero rullo compressore.
Nel 1958 la Moto Guzzi realizza, per la prima volta al mondo, un
motore con la canna del cilindro cromata. Questa innovazione troverà la
prima applicazione sul modello Zigolo.
Guzzi ZigoloNel 1963 il reparto corse Guzzi si iscrive al neonato campionato
di regolarita' con il modello Lodola e Stornello opportunamente modificati e affidati
alle mani di Gianfranco Saini,Sergio Cremaschini e Brunone Villa,veri
specialisti dell'epoca. Non mancarono le vittorie.
Il
1964 registra la morte del fondatore Carlo Guzzi.
Nello stesso anno a causa della massiccia diffusione delle automobili il
mercato della motocicletta si restringe notevolmente. La motoleggera che fino
ad ora era il mezzo di trasporto piu' usato dagli italiani viene
sostituito dalle utilitarie a quattro ruote.
Nel
1965 Giulio Cesare Carcano progetta un motore
V2 di 90° frontemarcia con trasmissione cardanica, divenuto poi nel tempo l'icona stessa della
Moto Guzzi ed ancor oggi costantemente aggiornato ed utilizzato. La storia
vuole che fu anche utilizzato allo stadio di prototipo per una utilitaria
della Fiat che lo rifiuto' perche' ritenuto troppo potente per un'auto
cosi' leggera. Cosi' fini' in Guzzi ed in seguito usato anche
per il cosiddetto mulo meccanico 3X3 destinato agli alpini.
Il Mulo 3x3Nel
1967 la Moto Guzzi a causa della crisi del mercato
delle due ruote entra in amministrazione controllata dalla
SEIMM (Società Esercito
Industrie Moto Meccaniche ) , una società appositamente costituita dal gruppo di banche creditrici.
La nuova dirigenza aveva partorito l'incomprensibile decisione di defenestrare l'ingegnere
Giulio Cesare Carcano, ormai il progettista storico della Guzzi, trovandosi ben presto
nell'impossibilità di impostare una nuova gamma per la ripresa produttiva.
Carcano dopo la fine dello storico rapporto con Moto Guzzi si dedichera'
all'ingegneria nautica, applicando nel canottaggio agonistico una modifica usata oggi
in tutto il mondo: sul 4- (quattro senza) la formazione classica prevede che
i remi siano alternati (uno destro uno sinistro, uno destro uno sinistro);
la sua innovazione consisteva nell'avere il primo e il quarto da un lato
e i due centrali dall'altro; questa innovazione fece vincere alla
Canottieri Moto Guzzi numerosi titoli e successivamente a tanti equipaggi di
varie nazioni. Questa fu un'idea di successo, dimostrata dal fatto che ancora
oggi molti equipaggi utilizzano questa innovazione.
Allo scopo di porre rimedio e con l'incarico di progettare una moto
adatta a rinverdire l'immagine sportiva della Moto Guzzi, venne offerta la direzione
tecnica a
Lino Tonti, il quale si insediò nel prestigioso ufficio che
era stato di Carcano e, prim'ancora, del grande Naco.
Nel 1968, dopo aver convinto la SEIMM circa la necessità di presentarsi
sul mercato con un modello che fosse in grado di dimostrare
nei fatti la superiorità della scuola motociclistica europea nei confronti dell'ormai
dilagante "minaccia nipponica", Tonti si mise all'opera, assistito da Umberto Todero
per trasformare la placida V7 presenta nel 1967 in un modello
turistico-sportivo che non temesse confronti nelle produzione di serie.
Celermente definiti i parametri progettuali, i due tecnici lavorarono febbrilmente sia
al motore che al telaio giungendo, nel 1969 ad un modello totalmente
diverso da quello di partenza che, appena giunto ad una soddisfacente
forma prototipale, venne testato sulla pista di Monza superando brillantemente le durissime
prove di tenuta e realizzando, in due sole sessioni (giugno e ottobre),
ben 19 record mondiali di velocità.
Visti i risultati superiori ad ogni più rosea previsione, la SEIMM
diede il via libera alla realizzazione dei prototipi preseriali, ma l'opera di
sviluppo venne impedita dalle forti agitazioni sindacali del primo autunno
caldo che bloccarono qualsiasi attività all'interno dell'azienda. Tonti non si
rassegnò a quella forzata sospensione dei lavori e, aiutato da Todero e da
alcuni meccanici del reparto sperimentale, compì un blitz notturno allo scopo di
caricare su un camion aziendale un motore finto ed un fascio di tubi
in acciaio al cromo molibdeno e trasportarli nella sua officina posta
nello scantinato della propria abitazione a Varese.
1971 Guzzi V7 SportNel
1971 viene presentata la
V7 Sport, una moto sportiva destinata
ad entrare nella storia per le caratteristiche dinamiche dell'accoppiata motore-telaio
e per essere l'unica moto di serie, nel panorama mondiale dell'epoca,
a superare i 200 kmh. Per il mercato americano vengono approntate
le versioni Special e Ambassador. E' sempre al Salone di Milano, nel
1971, che vengono presentate nuove moto sulla base di quel bicilindrico: la 850 GT
e la prima di una lunga serie di moto chiamate
California.
Dai successi della V7 Sport,nascono poi in ordine di tempo,
la Sport S e la S3 dotata di tre freni a disco.
Nel
1972 inizia una storica collaborazione con una neonata realta' italiana, la
bergamasca
Brembo specializzata in sistemi frenanti,nella quale la Guzzi e' la prima casa
motociclistica europea a collaborare. Grazie alla collaborazione con Guzzi, la Brembo
in pochi anni diventera' leader del settore due ruote.