Malasanità, quante volte ne abbiamo sentito parlare? Il mio caso dentro casa come ormai sapete tutti. Questi i fatti degli ultimi giorni.
Ormai tutto è finito, restano le burocrazie ma quelle si faranno poi. Corse, affanni, illusioni, delusioni, gioie, pianti, disperazione, tutto fa parte della cronaca di questi ultimi drammaticamente memorabili giorni. Tutto inizia mercoledì quando senza nemmeno troppo allarme, arriva la notizia che mio suocero si è fatto portare in ospedale per un dolore intercostale accompagnato da dolori alla spalla e al braccio sinistro. Strano per uno come lui, davvero poco avverso a medici e affini. Comunque i risultati sono confortanti, nessun problema cardiocircolatorio, solo un probabile focoloaio di pomonite, o qualcosa di molto simile. I medici consigliano un giorno di ricovero, flebo ed altre medicine credo anitibiotici e domani, giovedi', potrà tornare a casa. E' stata una settimana dura a casa mia. Partiti per qualche giorno da trascorrere tutti insieme sulle nevi di Cervinia, con il passare dei giorni la vacanza diventava una cosa tra Waterloo e la Rotta di Roncisvalle. Tutti, ad uno ad uno, caduti sotto i colpi impietosi di un brutto, ma brutto, virus influenzale, al punto che due giorni dopo eravamo di nuovo tutti a casa. Giovedì, nel pomeriggio, l'unico di casa appena in grado di poter andare in ospedale a prendere il suocero in uscita ero io. Evidentemente il destino aveva scelto così. Alabardato di tutto punto stile eskimese che va a pescare arrivo al Pronto Soccorso. Il medico di turno, mi rassicura sulle condizioni di mio suocero confermando la prima prognosi emessa. Un po' di antibiotici, riposo e tra 10 giorni una nuova lastra per vedere la situazione della presunta polmonite. Ottimo, per uno che era venuto in ospedale temendo di avere l'infarto in corso. Eccolo che appare, gli metto un giaccone sulle spalle e via verso la macchina parcheggiata a pochi metri. Qualche parola di saluto e partiamo verso casa. Mentre gli comunico quanto poco prima il medico mi aveva detto, lui con il suo solito fare pudico mi dice: si però continuo ad avere questo fastidio intercostale ....... Erano passati non più di cinque minuti dalle dimissioni dall'ospedale , quando all'improvviso lo vedo quasi soprassaltare e accasciarsi sulla mia spalla privo di sensi. Il caos, inversione ad U sulla mediana e a clacson spiegato di nuovo in pochi secondi in ospedale dove mi parlano di arresto cardiaco che sembra aver superato. Viene aiutato nella respirazione ma lo fa in piena automia. Insomma la paura sembra rientrare. Realizzo però che sia ormai il caso di chiamare la figlia. Chiamo Letizia dicendogli che per sicurezza ho riportato il papa in ospedale e che sarebbe meglio venisse anche lei a dare un'occhiata. Vado a predenrla e dopo 20 minuti siamo di nuovo lì. C'è qualcosa che non va e si capisce. Ci invitano in una stanza ed arriva la sentenza. Una sentenza denza scampo. Una sentenza di morte. Il Sig. La Noce sta morendo, gli si è rotta l'aorta superiore, non possiamo fare niente, il cuore continua a battere ma tra un po' si fermerà. Cerchiamo risposte a domande ovvie del tipo - fate qualcosa: no perchè ci vorrebbe il cardiochirurgo e noi non l'abbiamo. - ma come è possibile che possa rompersi l'aorta senza dare segnali: a volte succede, magari non è che prima in macchina a fatto qualche frenata brusca? !!!!!!!!!!! Giuseppe La Noce, 80 anni, mai una malattia seria, mai un'intervento, ricoverato all'ospedale di Civitavecchia con un sospetto infarto, dimesso il giorno dopo con le cure per una polmonite, morto 3 minuti dopo in macchina per la rottura dell'aorta. Io faccio il DJ e non lo so, ma dicono che l'aorta non si rompe per una frenata di macchina. Dicono che l'aorta prima di rompersi inizia a dare segnali molto tempo prima. Dicono che sarebbe bastato un ecodoppler per salvarlo.
_________________
|