Report del Raid in Marocco (di Beppe s24) Stampa

 

Malpensa, ore 6.15 del 22 Aprile.

 

Un po’ alla spicciolata arriviamo tutti, sette ‘stelvisti’ pronti per una spedizione in Marocco. Tutto nasce qualche mese fa dalla proposta del presidente del ‘GUZZI STELVIO Club’ (www.guzzistelvio.net), il mitico Stelvioblack, un gigante buono, in breve si forma il gruppo che si rivelerà poi ingrediente fondamentale per l’ottima riuscita del tour. Falchetto, praticamente l’animatore del gruppo, Francesco, Maurizio, Alby, guida e fotografo ufficiale, Lenny fotografo ufficiale aggiunto e Beppe.

Volo su Malaga, trasferimento all’albergo per cambio vestiario sotto il diluvio, lì ci aspettano le nostre Guzzi Stelvio spedite la settimana prima grazie alla organizzazione di motorizzonti che ha anche seguito tutta la parte logistica del tour. Per la verità sei Stelvio e una Norge, data in uso dal concessionario Agostini di mandello non essendo arrivata la tanto attesa 2011!

 

Si attenua il diluvio, verso mezzogiorno partiamo quindi sotto una pioggerellina che ci accompagnerà per tutta l’autostrada fino all’imbarco di Algeciras, destinazione Africa.

 

Dopo meno di un’ora sbarchiamo a Ceuta, exclave spagnola ma già Africa. Le operazioni doganali, un’oretta circa, si svolgono tutto sommato senza intoppi.

E siamo in Marocco! Qui notiamo un passaggio netto, dall’Europa all’Africa, entriamo in un nuovo ambiente. Piazzale pieno di taxi più o meno sgangherati, venditori ambulanti che ti assalgono per venderti di tutto, ma anche un’accoglienza calorosa di chi vuol sapere da dove veniamo, darci il benvenuto e ammirare le Stelvio. Il calore e l’accoglienza del popolo marocchino ci accompagnerà costantemente per tutto il viaggio.

Per molti di noi è la prima volta in Africa, destinazione della prima tappa è Tangeri. Imbocchiamo una strada fantastica e prima gradita sorpresa, fondo perfetto, carreggiata larghissima e assenza di traffico, ampi curvoni veloci che sembrano fatti apposta per il motociclista e per esaltare le doti di elasticità del motore e tenuta delle nostre Stelvio. Il paesaggio lascia già a bocca aperta, saliamo e scendiamo da montagne brulle mentre il mare appare e scompare ripetutamente dalla nostra vista.

Costeggiamo per un attimo il mare e risaliamo ancora in zona collinare, questa volta di un verde brillante con coltivazioni ben ordinate, soprattutto grano.

Sosta per uno spuntino e primo Tagin, questo piatto prende il nome dal un vaso di terracotta con coperchio a cono dove vi si cucinano carne e verdure, si mette la carne che si ha a disposizione sul fondo e poi la si ricopre di verdure, posizionate a volte in modo perfettamente ordinato e altre un po’ meno… essendo vicini al mare tagin di ‘pescado’.

Ripartiamo e nel tardo pomeriggio siamo a Tangeri, dopo 200km di viaggio. L’entrata della città avviene attraverso un ampio viale, qui bisogna porre attenzione al traffico che negli ultimi 200km abbiamo dimenticato.

Colpisce vedere ragazze vestite all’europea passeggiare con altre in abiti tipicamente islamici, l’impressione è di una apertura mentale a noi non ancora così sviluppata.

Sistemazione in albergo, rinfrescata, cena, un po’ di chiacchere e tutti a nanna visto che la giornata è iniziata per tutti alle 05.00.

 

Tangeri, 23 Aprile.

 

Oggi destinazione Meknes, prima città imperiale che toccheremo.

Partenza di prima mattina con ancora pioggerella che ci accompagna, usciamo dalla città e dopo pochi km siamo di fronte all’oceano. Proseguiamo sulla statale che costeggia il mare, strada molto ben tenuta ma perfettamente diritta e quindi poco emozionante. Ma dopo pochi km decidiamo di provare l’alternativa, ci infiliamo nelle stradette sterrate che si snodano fra la spiaggia e la statale attraversando pinete e radure. Le Stelvio si trovano perfettamente a loro agio fra strade bianche e sterrati un po’ più duri. Visita ad una spiaggia con foto in riva all’oceano e magnifico arcobaleno, ritorno sugli sterrati ancora per parecchi km, in pratica fino alla prima sosta a Asilah. Visita a questa bellissima cittadina il cui nucleo antico ancora perfettamente conservato è cinto da mura perimetrali perfette. Ne approfittiamo per la prima sosta tè alla menta, bevanda che verrà apprezzata da tutti e sarà una costante nelle varie soste lungo il percorso. Primi acquisti dagli ambulanti con estenuanti trattative, altrimenti non si divertono!

Torniamo in sella per percorrere l’ultima parte di statale che costeggia il mare fino a Larache, poi puntiamo verso l’interno ritrovando un paesaggio collinare di un verde splendente. Strade sempre perfette ma qui un po’ trafficate per via del fatto che i villaggi sono abbastanza vicini fra loro e cominciamo ad incontrare sempre più frequente uno dei principali mezzi di trasporto del Marocco, l’asino! Cavalcato, con carretti al trino, carico di merci ne vedremo un’infinità e bisognerà porre attenzione nel superarli per non spaventarli e per la notevole differenza di velocità rispetto ai nostri mezzi.

Sosta per un lauto pranzo a base di carne alla brace, apprezzata da tutti la carne di montone (anche da chi era un po’ scettico).

Proseguiamo e gli ultimi 50 km prima di Meknes ci ritroviamo ancora in collina a sfruttare le doti di agilità della Stelvio, divertimento puro su queste strade tutte a curve. Intorno coltivazioni molto ben ordinate e curate, in parte a frutta, vitigni e pascoli. Arriviamo a Meknes verso sera dopo 280km. Qualcuno non contento si concede un’oretta di palestra in albergo, altri doccia e relax. Dopo cena ci si raccontano le emozioni vissute in giornata nel salotto dell’albergo.

 

Meknes, 24 Aprile.

 

Partenza per Marrakech, ci aspettano più di 500km.

Usciti da Meknes puntiamo verso Khenifra e pi per Beni Mellal, una strada pianeggiante per i primi 250km, alla nostra sinistra l’imponente massiccio dell’atlante sembra indicarci la direzione da seguire. Quando attraversiamo i villaggi veniamo salutati da tutti i bambini, a volte anche dagli adulti, percepiamo quasi un clima di festa. Qui lasciamo la pianura per inerpicarci sulla montagna. La strada sale a tratti con ampie curve e pendenza dolce, a tratti strada ripida a tornanti come sui nostri passi alpini, unica differenza che qui raramente incrociamo qualcuno ed essendo quasi inesistenti i villaggi possiamo fare centinaia di km senza praticamente nulla se non al strada da percorrere e godersela ad ogni metro.

La deviazione sulla montagna ha lo scopo di portarci alla visita delle cascate di D’Ouzoud. Tre balzi d’acqua stupendi che sommati fanno un salto di 110 metri.

Torniamo sulla strada principale con direzione Marrakech che raggiungiamo dopo 550km. Arriviamo in albergo che è già sera, rinfrescata cena e per alcuni di noi visita alla città. In sella alla Stelvio si possono fare 550km su strade montane ed essere poi in forma per la serata!

Ci portiamo sulla piazza Jemaa el Fna, la principale di Marrakech. Molto suggestiva con decine di ‘ristoranti’ all’aperto, visita al suq, labirinto di negozi dove si può trovare di tutto. Rientro in albergo a notte.

 

Marrakech, 25 Aprile.

 

La mattina visita alla città, finalmente un cielo limpido ci permette di goderci il sole marocchino!

Ci addentriamo nelle stradine del centro città, tè su una delle terrazze che si affacciano sulla piazza principale totalmente trasformata rispetto alla sera prima, serpenti e scimmie dappertutto, ritorno in albergo per la partenza verso Ouarzazate.

Oggi tappa montana con passaggio sul passo Tichka a 2200mt sul mare.

Dopo l’uscita dal caotico traffico di Marakech e un breve tratto di statale prendiamo la salita per il passo. Percorso molto bello sia dal punto di vista paesaggistico, la strada si snoda in mezzo a rocce da una parte e il greto del fiume nel fondovalle, che dal punto di vista della guida, percorso misto lento che costringe ad una guida costantemente attenta. Si attraversano alcuni villaggi attorniati da zone coltivate verdissime grazie alla presenza del fiume nel fondovalle, talvolta il terreno sembra strappato alla montagna e reso coltivabile tramite piccoli terrazzamenti. Troviamo anche lo spaccio di piccole cooperative, generalmente di sole donne, per la produzione dell’olio di Argan e di un’infinità di prodotti derivati per la cosmetica ma anche culinari. L’olio viene ottenuto dalla spremitura del nocciolo del frutto dell’argania, una pina che in Marocco esiste da 80 milioni di anni! Poco prima del passo ci fermiamo per la solita ‘spesa’ proprio in una di queste cooperative.

E qui altra deviazione fuoristradistica. Partendo dal villaggio prendiamo una strada sterrata che porta ai campi coltivati e ad un altro villaggio un po’ più fuori mano, dieci minuti da giocherelloni e rientro sulla strada principale. L’ultima parte di strada prima del passo si snoda fra montagne ghiaiose in valli un po’ più aperte, le curve si fanno più larghe e più dolci, la quasi totale assenza di traffico permette una guida brillante in tutta sicurezza.

Al passo sosta pranzo, proviamo la frittata berbera, uova e verdura di tutti i tipi cucinate nel tagin. Da qui vediamo le cime ancora innevate dell’Atalnte, montagne che superano abbondantemente i 3000mt

Dopo un’oretta di pausa prendiamo la discesa verso Ourzazate, la strada procede come nell’ultimo tratto di salita e dopo qualche decina di km arriviamo a valle del passo. Qui ci aspetta forse uno dei paesaggi più stupefacenti di tutto il viaggio, la terra si colora di un rosso intenso, i villaggi costruiti con fango e paglia ci mostrano case che sembrano tinteggiate tanto è intenso il colore del materiale usato. Il verde ora è presente solo in alcune oasi, ma resta brillante e genera un contrasto con il rosso della terra che lascia senza parole. La valle ampia sembra estendersi quasi rettilinea in leggera discesa, ai lati montagne basse che alternano pareti quasi verticali a fianchi con pendenza più dolce.

Questo versante è molto più disabitato, i pochi villaggi che attraversiamo ci mostrano però il passaggio ad un’altra popolazione, incontriamo i primi Berberi, discendenti dai nomadi del deserto, subito riconoscibili per l’uso del turbante.

Prima di arrivare a destinazione altra deviazione per visitare la Casbah di Ait-Benhaddou, conservata benissimo ed ancora parzialmente abitata è stata utilizzata per diversi set cinematografici, qui sono state girate alcune scene del ‘ il Gladiatore’.

Arriviamo ormai verso sera a Ouarzazate dopo 250km, l’ingresso in città come ormai di consueto avviene tramite un viale, qui particolarmente ampio e suntuoso perché rifatto da poco tempo in occasione della visita del Re.

 

Ouarzazate, 26 Aprile.

 

Partenza di prima mattina con destinazione Erfoud. Usciti dalla città imbocchiamo una strada rettilinea con saliscendi continui, ai lati terreno brullo con sterpaglia bassa, ci avviamo verso il deserto. Proseguiamo fino a Tinerhir sulla via principale per poi svoltare a sinistra dove imbocchiamo la strada che si insinua nelle Gole del Todrà. Il percorso sale verso il passo immerso fra pareti di roccia stratificata lavorata dal vento. Il fiume sul fondovalle che nei millenni ha scavato questi canyon è fonte di vita per i piccoli villaggi che incrociamo, coltivazioni ben ordinate, anche qui ricavando territorio tramite terrazzamenti, dipingono di verde brillante tratti del paesaggio creando un contrasto con la terra rossa che lascia a bocca aperta. La strada tendenzialmente sale ma con discontinuità, in prossimità dei canyon si scende verso il fiume per poi inerpicarsi sul fianco della montagna appena questo lo concede creando una piacevole discontinuità del percorso, a volte stretto e tortuoso altre più largo e veloce, come sempre l’assenza di traffico e la strada ottimamente tenuta fanno il resto . Arrivati al passo proseguiamo per la visita all’ultimo canyon, due pareti di roccia alte un centinaio di metri distanti fra loro si e no una decina, sul fondo ci stanno a malapena il fiume e una stradina.

Torniamo al passo per il pranzo, ancora frittata berbera e tagin!

Ripresa la strada principale ci addentriamo ormai nel deserto, terra compatta ma spoglia da ogni vegetazione.

Dopo 400km arriviamo ad Erfoud per la sistemazione in albergo.

 

Erfoud, 27 Aprile.

 

Oggi tappa di soli 70km per portarci al limite del deserto sabbioso a Marzouga, tempo bellissimo.

Fra Erfoud e Marzuga ritroviamo una strada simile all’ultimo tratto che ci ha portati ad Erfoud, avvicinandoci alla meta vediamo sempre più vicine le dune di sabbia. Arrivati a Marzouga decidiamo di proseguire un po’ nelle piste di sabbia, proviamo le nostre Stlvio anche su questo terreno! Faciamo attenzione a mantenere la pista con fondo duro per evitare insabbiamenti, che però in due tre occasioni ci capitano lo stesso. La mattina viene spesa tutta, a parte una pausa tè nell’ultimo villaggio che raggiungiamo, in fuoristrada seguendo le piste tracciate o addentrandoci nel deserto, divertimento assoluto per adulti tornati un po’ bambini!

Il caldo inizia a farsi sentire, per fortuna in questa stagione si arriva a ‘soli’ 35 °C. Un po’ di foto e ritorno a Marzouga per il pranzo, nel pomeriggio prima del rientro in albergo ci si ferma per gli acquisti di tappeti berberi, entriamo nel ‘negozio’ e ne usciamo praticamente tutti con almeno un tappeto! Arrivati in albergo nel pomeriggio riusciamo questa volta a farci un tuffo in piscina prima di prepararci per la cena.

 

Marzouga, 28 Aprile.

 

Il tempo tiene, oggi tappa di 260 km con arrivo a Midelt.

Torniamo verso Erfoud per la stessa strada fatta ieri per pi proseguire risalendo le montagne dell’Atlante. Il pendio dolce con curvoni larghi permette una guida rilassata godendoci il panorama di queste montagne brulle, salendo ritroviamo però nel fondovalle le piccole oasi coltivate che colorano questa parte del paesaggio. Avvicinandoci a Midelt la strada si inerpica più decisa, le curve si fanno quasi continue e più strette, ultime decine di km veramente divertenti. Arriviamo a Midelt nel primo pomeriggio, pranzo con il solito tagin e trasferimento in albergo. Alcuni di noi sfruttano poi il pomeriggio per una visita al monastero Notre Damo di Midelt dove vivono tre monaci Trappisti, due francesi e uno spagnolo. Chiediamo di poter entrare e veniamo accolti a braccia aperte, un’oasi di pace, la struttura è costruita in fango e paglia come tutti gli edifici della zona, un ampio cortile interno con vista sulle più alte montagne dell’Atalnte ancora innevate. E da qui purtroppo vediamo all’orizzonte dei nuvolosi che non fanno presagire nulla di buono per il giorno dopo.

 

Midelt, 29 Aprile.

 

Ci alziamo e purtroppo le previsioni si rivelano corrette, torna a piovere! Oggi tappa con destinazione Fes, la più antica delle città imperiali.

Il paesaggio che incontriamo appena fuori città torna ad essere prevalentemente verde, ci lasciamo ormai alle spalle la zona desertica per tornare verso nord. Attraversiamo la valle dei cedri immersi in una nebbia da inverno europeo, il freddo si fa sentire, le moto segnano temperature poco sopra gli 0 °C. In cima ad un passo troviamo addirittura la neve! La strada pressoché pulita ma sulle moto nevica decisamente. Al primo villaggio sosta per un tè caldo, mai sospirato come oggi. L’impressione è di aver dovuto rinunciare ad un altro tratto di strada fantastico, saliscendi e altopiani offrivano tracciati veri ma sempre spettacolari.

Verso mezzogiorno arriviamo a Fes, ci resta il pomeriggio per la visita alla città.

Con una guida locale ci inoltriamo nella medina, la città vecchia. Case costruite addossate l’una all’altra formano stradine a volte larghe poco più di un metro. Visitiamo la moschea, o meglio la parte dedicata all’ospitalità dei giovani studenti, l’università e diverse botteghe di artigianato, in particolare la conceria dove vengono lavorate le pelli e poi colorate in vasche di terracotta. Il tempo piovoso non riesce a eliminare l’odore nauseabondo emesso dalle vasche di primo trattamento, una poltiglia di acqua e sterco di piccione utilizzato per staccare il pelo dalla pelle.

Usciamo da questa specie di labirinto grazie alla guida, con un pulmino saliamo su di un punto panoramico per rivedere la città nel suo insieme. Da qui si notano distintamente la città moderna sullo sfondo, la medina ammassata proprio sotto di noi e la parte chiamata nuova Fes, costruita dopo il 1276.

In serata rientro in albergo, cena e solita chiacchierata su impressioni e sensazioni vissute in giornata.

 

Fes, 30 Aprile.

 

Partiamo di buon mattino con ancora tempo incerto, ci aspettano altri 500km per il rientro a Malaga dove lasceremo a malincuore le nostre moto!

Sulla strada incontriamo molti villaggi, il terreno collinare è pressoché tutto coltivato, per la prima volta si vedono parecchie macchine agricole affiancare l’uomo nel lavoro dei campi. Sfoghiamo la nostra voglia di guida, al ritorno no potremo certo più godere di queste strade che sembrano disegnate per i motociclisti, tenute perfettamente, con assenza quasi totale di traffico e interruzioni di qualsiasi tipo. Il ritmo oggi è particolarmente allegro dovendo arrivare a Ceuta per il traghetto delle 14.30. Ad una 40 di km dall’arrivo deviamo per una ‘scorciatoia’, ci ritroviamo in una strada completamente sconvolta da lavori in corso e così chiudiamo la nostra permanenza in Africa con il fuoristrada più duro di questi giorni. Ci troviamo ad affrontare passaggi anche impegnativi e scopriamo doti fuoristradistiche della Stelvio che alcuni di noi non immaginavano. Gli ultimi 20 km sono invece sulla stessa prima strada Africana percorsa all’andata, larga e con curvoni ben raccordati ci fa superare l’ultima collina per poi scendere sul mare da dove ci imbarcheremo per la Spagna. Prima però dobbiamo svolgere le operazioni doganali, il tutto si risolve però in circa un quarto d’ora, un vero record!

Puntuali all’imbarco arriviamo in territorio europeo in meno di un’ora.

Ci mancano 120km di autostrada Spagnola, proseguiamo in fila indiana sperando che la strada non finisca mai. Arriviamo però a Malaga e lasciamo le nostre moto infangate come mai nel garage dell’albergo per essere caricate il giorno dopo e riconsegnateci in italia.

A Malaga ultima serata con uscita dopo cena, il clima è già vacanziero nonostante siamo solo al 30 Aprile. Rientro in albergo alla spicciolata per qualche ora di sonno prima del rientro in aereo di domenica mattina.

 

Malaga, 01 Maggio

 

Carichiamo i bagagli sul furgone appoggio che li riporterà in Italia con le moto e ci dirigiamo verso l’aereoporto, nessuno ne parla esplicitamente ma attendiamo già la proposta del nostro presidente per il prossimo anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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